Giovedì
Daniele mi ha invitato a prendere un aperitivo solo che io, alle sei, avevo
ancora delle cose da fare e non capivo bene quando avrei finito così gli ho
detto Che bella idea, però io non ho ancora finito e dopo vorrei passare a
prendere un libro. Va bene se ci sentiamo più tardi? Poi, quando sono uscita
dalla libreria e dovevo ancora chiamarlo e dovevamo ancora darci un
appuntamento e raggiungere il posto dell’appuntamento, io a piedi e lui in
moto, sarebbe diventata più ora di cenare che di prender aperitivi così ho
fatto una controproposta: l’ho invitato a cena in una trattoria che c’è vicino
a casa. Mi sono tenuta l’invito per l’aperitivo in formato buono, per un’altra
volta. Abbiam mangiato bene, io ho preso dei totani fritti e dei pomodori di
contorno, una fetta di torta alle mele e il caffè. E del bianco in caraffa,
naturalmente, il fritto senza il vino è un peccato. Un peccato piccolo, ma pur
sempre un peccato (secondo me). Poi, tornati a casa, mi sono messa a leggere,
prima sul divano e poi a letto, e quando ho finito di leggere ho guardato l’ora,
eran le tre e mezzo. Venerdì mattina avevo addosso un sonno, ma un sonno. Non
ho più l’età per saltar, o quasi, le notti. E mi sa che si vedeva proprio bene
che avevo sonno perché quando alle nove ho chiesto al barista se mi faceva un
caffè doppio lui mi ha guardato e mi ha detto Siamo uscite eh ieri sera? Sì,
gli ho risposto, però mi sembrava come di dire una bugia. Tecnicamente, a ben
guardare, non era una bugia, ma non era neppure la verità. Oggi ho recuperato,
mi sono alzata alle dieci e mentre pulivo i pavimenti pensavo che secondo me
ero come un po’ in crisi d’astinenza e sentendomi mi è venuta in mente una cosa
che mi era scappata tanti anni fa, dieci a voler fare i conti. Una cosa che
avevo detto e subito dopo averla detta mi ero vergognata molto di averla detta
e anche oggi, ripensandoci, me ne vergogno molto. Io, dieci anni fa, stavo
facendomi firmare un libro, ho chiesto, all’autore, se era vero che ne sarebbe
uscito un altro dopo poco e, sentendomi rispondere di sì, mi era scappato
Finché son due all’anno non andiamo in astinenza. E sempre oggi, mentre passavo il
mocio in compagnia di Mozzarello, che gli faceva gli agguati e ci saltava
sopra, mi è venuto in mente anche che, andando ancora più indietro nel tempo,
quando avevo letto quello che per me era il suo primo romanzo, che in realtà
era il secondo, o il terzo stando a certe voci, avevo messo il suo cognome su
google per trovare che cos’altro aveva scritto e, tra le cose che eran saltate
fuori, c’era l’alga nori.
Ma così belle
3 ore fa
2 commenti:
Se un'alga scrivesse, posso immaginare che scriverebbe come Paolo Nori («che poi, boh»).
Marco io quella frase la cambierei un po’, diventerebbe Se anche tra le alghe ci fosse chi decide di scrivere allora magari potrebbero esserci anche tra le alghe chi legge volentieri gli scritti di un’alga, chi quelli di un’altra e alghe che a leggere non ci pensano proprio.
Ringraziamo l’esistenza della biodiversità e della bibliodiversità ;-D
buona domenica
Posta un commento