E
l’indomani è arrivato da Gerusalemme, scalpicciando nella neve, un manipolo di
due poliziotti militari e un interprete, si trattava di Roger Evans, laureato
al Queen’s Collage di Oxford, uno dei tanti orientalisti formatosi nelle nostre
Università, che conoscono a menadito tutti i misteri del Corano, però se devono
chiedere in arabo una tazza di caffé la mente gli si confonde e perdono la
favella, perché i loro professori, che non si sono mai recati più a oriente
dell’altra sponda del fiume che passa per Oxford, hanno insegnato loro l’arabo
come se al mondo gli Arabi non esistessero affatto, proprio come i loro
illustri colleghi insegnano il latino e il sanscrito, e Evans era tutto
incollerito perché l’aveva sballottato per tutta quella strada in una notte
così fredda, rabbioso perché avevano osato disturbarlo per un pastore
impazzito, che se ne stava seduto in un angolo, avvolto nella sua abbayiah, a testa china.
Il
signor Mani – Abraham B. Yehoshua – trad. G Sciloni – pagg. 194-195
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