Domenica
camminavo per via XX e ho notato che i mosaici del pavimento che ci sono sotto
i portici, e che hanno appena restaurato, sono già tutti pieni di macchie nere,
quelle che si formano pestando le gomme da masticare. Che peccato, pensavo, non
costerebbe tanta fatica buttarle nel cestino. Avevo fatto quel pensiero che,
avendo finito una sigaretta, l’ho buttata a terra e l’ho pestata. Che cafona
che sei, mi son detta. E adesso son cinque giorni che se butto per terra una
sigaretta, e mi è capitato perché le abitudini son difficili da cambiare, lo
noto e penso Ma casa tua le sigarette le spegni sul pavimento? E mi vien da
pensare che l’autocritica dovrebbe essere una materia da insegnare a scuola.
Alle elementari. Impari a leggere, a scrivere, a far di conto, impari un po’ di
storia, un po’ di geografia, un po’ di scienze. Va bene, son tutte cose
importanti che ti permetteranno poi di avere un modo per capire che cosa ti sta
succedendo intorno. Ma secondo me dovrebbero insegnare anche dei rudimenti di
buona educazione e dei rudimenti di autocritica. Anche quelle sono cose che
servono per stare al mondo. Le lasciano tutte e due a carico unicamente della
famiglia. Son mica convinta che sia una buona idea. E questa mattina, mentre
facevo colazione, pensavo a delle cose che son successe mercoledì e ieri, cose
che mi han portato tutte e due le volte a pensare Ma non te l’ha metto nessuno
che non esisti solo tu? E la cosa, per un certo verso, è collegata a quella
cosa lì, quella dell’educazione e dell’autocritica.
Giuseppe Verdi
7 ore fa
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