sabato 10 maggio 2014

autocritica


Domenica camminavo per via XX e ho notato che i mosaici del pavimento che ci sono sotto i portici, e che hanno appena restaurato, sono già tutti pieni di macchie nere, quelle che si formano pestando le gomme da masticare. Che peccato, pensavo, non costerebbe tanta fatica buttarle nel cestino. Avevo fatto quel pensiero che, avendo finito una sigaretta, l’ho buttata a terra e l’ho pestata. Che cafona che sei, mi son detta. E adesso son cinque giorni che se butto per terra una sigaretta, e mi è capitato perché le abitudini son difficili da cambiare, lo noto e penso Ma casa tua le sigarette le spegni sul pavimento? E mi vien da pensare che l’autocritica dovrebbe essere una materia da insegnare a scuola. Alle elementari. Impari a leggere, a scrivere, a far di conto, impari un po’ di storia, un po’ di geografia, un po’ di scienze. Va bene, son tutte cose importanti che ti permetteranno poi di avere un modo per capire che cosa ti sta succedendo intorno. Ma secondo me dovrebbero insegnare anche dei rudimenti di buona educazione e dei rudimenti di autocritica. Anche quelle sono cose che servono per stare al mondo. Le lasciano tutte e due a carico unicamente della famiglia. Son mica convinta che sia una buona idea. E questa mattina, mentre facevo colazione, pensavo a delle cose che son successe mercoledì e ieri, cose che mi han portato tutte e due le volte a pensare Ma non te l’ha metto nessuno che non esisti solo tu? E la cosa, per un certo verso, è collegata a quella cosa lì, quella dell’educazione e dell’autocritica. 

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