Qualche giorno fa
ho letto “Questo sono io, hai detto poggiando un pezzo di pane sulla foglia.
Quando hai chiesto a tua madre se voleva partire anche lei insieme a te, c’è
stato un momento d’imbarazzo – tua madre è arrossita, si è coperta la guancia con la mano, e non ha guardato tuo
padre. Dal deserto è arrivato un soffio, ha staccato una foglia e l’ha
accompagnata in acqua. È scivolata giù ed è sparita oltre la curva. Tu ne hai
presa una di quelle scartate da tuo padre e l’hai data a tua madre. Tieni, hai
detto. Ci hai messo sopra un pezzo di pane – Questa sei tu - e lei l’ha
sistemato con la punta delle dita. Ti sei avvicinato al ruscello, e lei ti ha
aiutato a mettere in acqua la tua barca. L’avete guardata salpare. E tu non
vieni?, hai chiesto. Con un gesto rapido tua madre ha preso il pane dalla sua
foglia, se l’è messo in bocca e ha iniziato a masticare. Io – ha detto piano –,
io non ce la faccio. *” E quella era la
fine di un racconto che mi era piaciuto e subito dopo, in quello spazio che si
forma tra la fine di un racconto e l’inizio del racconto dopo, mi è venuto da
pensare Ah, ecco, e io che pensavo che fosse altro a farmi prender peso e invece
no, potrebbe benissimo essere che continuo a mangiare pezzetti di pane.
*La vita non è
in ordine alfabetico – Andrea Bajani - pag.62
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