Io
oggi pensavo che a differenza degli anni scorsi che quando ero qui scrivevo
tutti i giorni, a volte anche due volte nella stessa giornata, questa estate ho
scritto pochissimo. E allora stasera ho deciso che provo a raccontare una cosa
che mi successa.
A
Murano ero in un bar a prendere un caffé e far riposare i piedi e dal mio
tavolino ho visto un signore che si è portato fuori due sedie, in una si è
seduto, sull’altra ci ha appoggiato i piedi, e si è messo lì, all’ombra del
muro di casa sua, a leggersi il giornale. E a me questa cosa di vivere pezzi
della propria città come se si fosse realmente padroni della propria città è
una cosa che piace tantissimo (padroni nel senso buono, sempre che si capisca
cosa voglio dire). Anche a Venezia mi capita di vedere cose simili, basta non
fare i percorsi più turistici. All’ombra del campanile di San Pietro di
Castello, per esempio, vedo spesso delle signore che si son portate fuori le
sedie e chiacchierano tra loro. E quando son andata via dal bar, ho visto un
gatto nero bellissimo e molto ruffiano che si è fatto subito accarezzare e poi
è venuto fuori che è del signore che leggeva il giornale. Si chiama Indi, in
onore ad Indiana Jones, mi ha detto. E di soprannome si chiama Mastro Lindo,
perché lecca tutti i piatti che dopo non ci sarebbe neppure bisogno di lavarli.
Mastro Lindo è, secondo me, un soprannome bellissimo per un gatto nero. Ho saputo anche che
nessuno lo voleva perché è tutto nero. Anch’io ho un gatto tutto nero, ho
raccontato al signore di Murano. E lui mi ha detto Non vogliono i gatti neri
perché pensano che portino sfortuna e siamo nel terzo millennio e mentre diceva
Terzo millennio faceva le corna con anche il pollice in fuori. Poi basta, poi
ci siamo salutati, lui si è rimesso a leggere il suo giornale e io ho continuato il mio giro.