Sto diventando insofferente al menefreghismo.
Se guardo con attenzione le cose che mi hanno fatto arrabbiare in questi giorni
son giunta alla conclusione che la maggior parte del nervoso che mi faccio in
più in questo periodo nasce da cose piccolissime ma che non reggendole più non
rimangono per niente piccole. Non sopporto il contenitore Estathé abbandonato
sotto il sedile dell’autobus, la mamma che lascia che il figlio salga con le
scarpe sul sedile perché tanto è un bambino. Non sopporto la collega che mi
dice La prima riga delle lettere della tastiera che c’è al FACS non funziona
più, per me non è un problema perché io uso solo i numeri. Non sopporto chi
prende le pubblicità che ti danno quando cammini in centro e poi le butta per
terra. Non sopporto più chi, giustamente, si dispiace per quello che è successo
a Prato ma poi il giorno dopo mi dice Sai che sotto casa mia hanno aperto un
negozio di cinesi, questo golf l’ho pagato niente. Non sopporto più che dal
panettiere mi diano lo scontrino che il cliente prima di me si è dimenticato di
prendere.
Sto diventando molto sensibile alla gentilezza.
Se penso alle cose che più mi han fatto star bene questa settimana mi sembra
che tra quelle ci siano cose piccole ma che avendomi fatto molto piacere non son rimaste
per niente piccole. Mi han fatto piacere gli auguri di buona giornata e buon
lavoro che mi sono scambiata con il fisarmonicista che vedo la mattina nel
sottopassaggio di Brignole. Mi han raddrizzato una giornata iniziata veramente male
l’SMS che mi ha mandato la mia amica C. Di oggi ricordo il sorriso del ragazzo
che mi ha venduto un libro in Galleria Mazzini e la gentilezza con la
quale la ragazza che lavora al negozio di Emergency mi ha consigliato nella
scelta di una collana, Daniele che mi regala un mazzo di fiori, senza nessuna
ricorrenza da festeggiare, solo perché a me i fiori in casa piacciono. Mi ha
fatto molto piacere una telefonata ricevuta ieri sera che iniziava con Non ho
un motivo per chiamarti, avevo solo voglia di sentirti e chiederti come stai. E
anche la vicina che incontrandomi due sere fa mi ha chiesto se volevo un
passaggio in macchina.