giovedì 31 dicembre 2009
bomboloni
Ieri mattina sono andata a ritirare i risultati dell'altro controllo, tutto bene: sono sana come un pesce sano. Tornando a casa ho fatto il sottopassaggio di piazza della Vittoria, c’era il banco di un fiorista e per festeggiare mi sono regalata dei tulipani arancione. Il fiorista mi ha detto che sono dei Bomboloni quelli che ho scelto e che si riconoscono facilmente perché hanno due fiori per gambo. Sono proprio belli i miei Bomboloni lì nel vaso sul tavolo.
mercoledì 30 dicembre 2009
un bucato stranissimo
Ieri dall’autobus ho visto un bucato stranissimo: tutti calzini e una maglietta. Due fili, ma lunghi, su un balcone. Due fili con un numero impressionante di calzini, quasi tutti scuri. Ce ne erano di blu, grigio scuro, grigio chiaro, neri, a righe, a rombi. Sembravano tutti calzini da uomo. Erano appesi con le due calze uguali vicine. Tutti i piedi erano girati dalla stessa parte. La maglietta, anche lei scura, era in fondo al primo filo, quello più esterno. Chissà chi abita in quella casa. In queste occasioni mi piacerebbe avere con me una macchina fotografica e fregarmene di non saper far delle belle foto e provare lo stesso a fermare l’immagine.
martedì 29 dicembre 2009
angela, arianna, alessia
Oggi sono andata a trovare una mia amica che è tornata in Italia per le feste (leggere pure ho invaso casa dei suoi genitori per tre ore abbondanti). Lei oltre a essere una donna molto intelligente, molto simpatica, molto bella è anche una delle mie migliori amiche. Io ho due amiche-amiche, non conoscenti con le quali sto bene, parlo di amiche vere, persone alle quali posso raccontare qualsiasi cosa senza nascondermi, senza vergognarmi (più di tanto) e senza essere giudicata che è una cosa bellissima se solo ci si pensa. Non ero mai stata a casa dei suoi che poi era anche casa sua prima che andasse a vivere a Washington, quando ci si vedeva in una casa era casa mia (e delle varie coinquiline che ho avuto nei primi anni di vita a Genova). L’ultima volta che ci siamo incontrate era agosto, non quello che è passato da quattro mesi, quello dell’anno scorso e siamo state al parco di Nervi con sua figlia che stava iniziando a camminare. Oggi ho conosciuto anche la seconda, una gattonatrice che sparge sorrisi a due denti che ti fanno venir voglia di prenderla in braccio e stringerla. Da ex-patologicamente-timida però sono stata bravissima e non ho inflitto supplizi simili alle figlie degli altri. Dopo esserci studiate l’un l’altra per un bel po’ ho giocato con la più grande a vedere che cosa si riusciva a far passare tra le stecche di legno della seduta di una sedia, abbiamo provato con dei nastri, un biglietto, due disegni (sia accartocciandoli che lasciandoli più o meno stirati), la coperta di una bambola, una pallina da tennis, il vestito da babbo natale di un orsetto, il cuscino di una bambola. Naturalmente da brava figlia di scienziata l’esperimento è stato condotto più volte con ogni oggetto. Il mio italiano lo capiva io invece con la sua lingua avevo delle difficoltà che già non è semplicissimo capire una bimba di due anni se poi mescola parole in italiano, inglese e persiano, eh mica semplice (sua mamma è un ottima interprete-traduttrice simultanea però). Mi sono divertita molto.
Dal momento che ero a Sant’Ilario ho chiesto ai suoi come raggiungere la stazione (quella della canzone) ma mi devo essere persa per strada perché sono arrivata a Nervi senza vederla. Sarà per la prossima volta.
Dal momento che ero a Sant’Ilario ho chiesto ai suoi come raggiungere la stazione (quella della canzone) ma mi devo essere persa per strada perché sono arrivata a Nervi senza vederla. Sarà per la prossima volta.
lunedì 28 dicembre 2009
fermarsi un attimo
Quattro anni fa ho avuto un problema di salute e così ogni tanto devo-voglio fare dei controlli così poi sono più tranquilli anche Daniele e il mio medico, io non so, mi sa che se la piantassi là dopo quattro anni sarei più tranquilla che zompettarmela due volte all’anno, quando va bene che se no sono tre, ma lasciamo perdere questo discorso che è pericoloso. Oggi ne ho fatto uno e mi hanno già dato il risultato: tutto bene. Domani ne ho un altro ma quello non mi preoccupa più di tanto ché è sempre andato bene, si metterà mica a far le cose diversamente proprio ora. Ero qua a pensare quali sono i lati positivi di ieri e oggi. Oltre al fatto, ovvio, che ora ho un umore decisamente migliore di ieri è vero anche che per non pensare troppo a oggi ieri mattina ho pulito casa e ieri pomeriggio ho lavorato a maglia continuando anche la sera, così adesso ho la casa pulita e ho quasi un poncho nuovo (mi sembra anche che stia venendo bene). E poi c’è un’altra cosa positiva, dal momento che dovevo essere a digiuno da almeno sei ore e che io se salto colazione sono una persona intrattabile ‘sta mattina mi sono alzata bello presto e mi è avanzato un casino di tempo per leggere le ultime poesie di G Tramutoli. Quante cose che noto se solo mi fermo un attimo e muovo due neuroni.
domenica 27 dicembre 2009
natale
La cosa più bella vista: mia nipote Roberta che per la prima volta leggeva i biglietti dei regali.
La persona che avevo più voglia di rivedere: mia nonna.
Il regalo che mi ha fatto più piacere: un cestino per mettere fili, aghi e tutte quelle cose là.
La faccia più stupita: quella di mia nipote quando suo padre, che poi sarebbe mio fratello, le ha detto che io sono più vecchia di lui di una Roberta e un anno.
La cosa che mi ha fatto più ridere: il racconto della fine del Dottor Zivago(*) fatto da mia mamma quando a mezzanotte e mezza ha deciso che basta, si mettevano a dormire i gatti e si andava a dormire anche noi ché era tardi.
La miglior cosa mangiata: l’insalata di polpo che ha fatto mio padre.
La miglior cosa bevuta: una grappa. Chissà chi l’aveva regalata ai miei, meno male che l’hanno stappata subito.
(*) lo so che non c’è molto da ridere ma bisognava sentirlo e aver fatto prima cioccolatino, grappa, cioccolatino, grappa... poi si può capire.
La persona che avevo più voglia di rivedere: mia nonna.
Il regalo che mi ha fatto più piacere: un cestino per mettere fili, aghi e tutte quelle cose là.
La faccia più stupita: quella di mia nipote quando suo padre, che poi sarebbe mio fratello, le ha detto che io sono più vecchia di lui di una Roberta e un anno.
La cosa che mi ha fatto più ridere: il racconto della fine del Dottor Zivago(*) fatto da mia mamma quando a mezzanotte e mezza ha deciso che basta, si mettevano a dormire i gatti e si andava a dormire anche noi ché era tardi.
La miglior cosa mangiata: l’insalata di polpo che ha fatto mio padre.
La miglior cosa bevuta: una grappa. Chissà chi l’aveva regalata ai miei, meno male che l’hanno stappata subito.
(*) lo so che non c’è molto da ridere ma bisognava sentirlo e aver fatto prima cioccolatino, grappa, cioccolatino, grappa... poi si può capire.
giovedì 24 dicembre 2009
auguri
Da ieri sono in ferie e ci rimarrò fino al 7 gennaio, sono tantissimi giorni. Che bella cosa che sono le ferie, da nani non ci si rende conto di quanto siano belle, è crescendo che si apprezzano di più. Almeno a me è successo così. Oggi migro dai miei, e ci rimarrò tre giorni, poi sarò di nuovo ligure. Migrare mi sembra un andare verso dove si è nati, un po’ come se fosse il contrario di emigrare.
A chi passa di qua: buon natale :D
A chi passa di qua: buon natale :D
mercoledì 23 dicembre 2009
marzullo
Ci sono delle giornate che mi sembra di capir delle cose, di essere proprio sicura che ho scoperto una cosa che è importante anche se poi non è vero, non ho scoperto proprio un bel niente. Oggi sono andata al funerale del papà del mio capo. Io, da quando è morta mia sorella, se qualcuno mi dice che è mancato un suo parente sto malissimo. Mi passano per la mente tante di quelle cose e tutte insieme, da perdere il fiato. Non c’è modo di fermare quei pensieri, di mettere un po’ d’ordine. Al funerale c’era anche una mia amica e collega, quando siamo uscite mi ha detto una cosa e mi ha accarezzato un braccio.
Quello che mi sembrava di aver scoperto oggi è che per riuscire a vivere bene, non su eremo ma in mezzo alla gente, bisogna imparare a farsi delle domande e a cercare di darsi delle risposte. Invece ho scoperto, per l’ennesima volta, il valore dell’amicizia.
Quello che mi sembrava di aver scoperto oggi è che per riuscire a vivere bene, non su eremo ma in mezzo alla gente, bisogna imparare a farsi delle domande e a cercare di darsi delle risposte. Invece ho scoperto, per l’ennesima volta, il valore dell’amicizia.
martedì 22 dicembre 2009
neve e ghiaccio
Venerdì ha nevicato. Ha iniziato poco dopo pranzo ma ha attaccato subito. Vedere la neve a Genova è strano ma succede, per fortuna avevo i miei fidi stivali e sono arrivata facilmente a casa, un po’ bagnata ché ero senza ombrello ma camminavo bene, anche per la salita che c’è qua subito sotto (Salita delle Fieschine si chiama) andavo su bene. Entrata dal portone tutta contenta ho fatto le scale, che hanno un tappeto, verde, ma uscita dal tappeto stavo per prendere una saccagnata per terra. Sotto gli stivali avevo una quantità di neve tutta bella incastrata tra le righe della para. Con movimenti più o meno inconsulti sono rimasta in piedi. Anni di pattinaggio sul ghiaccio fatti quand’ero nana sono emersi di colpo a salvarmi. ‘Sta mattina invece era veramente difficile muoversi, la salita (che se esco è una discesa) era una lastra di ghiaccio. Ho provato a camminare rasente i muri, il caldo delle case scioglierà proprio vicino al muro pensavo io nella mia ingenuità. E invece cippalippa. Ghiaccio anche lì, anche i muri erano ghiacciati. Da casa a Brignole ci metto dieci, dodici minuti al massimo, oggi me ne sono serviti venticinque ché non si poteva neppure fare le scalette. Come fai a fare delle scalette se vedi uno per terra che cristona rialzandosi e una ragazza che al quinto scalino si volta perché sta meditando di tornar su? Così ho fatto il giro più lungo camminando per la strada che lì andava meglio che sui marciapiedi e meno male che ero in mezzo alla strada perché a un certo punto è venuto giù un pezzo di ghiaccio da un tetto e ha fatto un rumore stranissimo. Mai sentito un rumore così, era come di vetri rotti ma più forte e più secco. A Brignole invece mentre aspettavo l’autobus il vento faceva cadere dai pini dei ghiacciolini che facevano fastidio ma non male e quando ero sull’autobus facevano rumore come di grandine ma poi l’autobus è partito e non si sentiva più. Ora basta, ora piove e bon il pericolo ghiaccio dovrebbe essere finito.
Però le impronta di Cato sulla neve erano proprio belle.
Però le impronta di Cato sulla neve erano proprio belle.
giovedì 17 dicembre 2009
una lettera volante
Ho pensato che era un peccato che la vita non potesse essere come la Metamorfosi di Escher, in cui bastava fare un passo a sinistra per smettere di essere quello che si è. Sei un pesce, e subito dopo diventi un'ape o un uccello. Un geco, un fiore, una farfalla. Perfino una lettera con le ali, se ti gira. Ho pensato che sarebbe stato stupendo trasformarsi in una lettera volante.
Magari avessi potuto.
Le sirene di Rotterdam Stefano Amato
Magari avessi potuto.
Le sirene di Rotterdam Stefano Amato
mercoledì 16 dicembre 2009
chissà
Oggi ho passato buona parte del pomeriggio a correggere sequenze, è una cosa che di solito mi piace invece oggi: umore nero. Mentre correggevo mi mangiavo del Ringo, ché i dolci mi aiutano a ristabilire il buon umore, di solito. Prima di uscire ho controllato la posta e risposto a una mail. Non mi funzionava più l’enter, ad essere sincera non so se si chiama enter. Non funzionava la freccia quella lunga e stretta che è a destra, sulla tastiera. Iniziavo a innervosirmi, mi serviva andare a capo. Poi ho guardato bene. C’era un pezzetto di Ringo incastrato. Ho messo la tastiera a testa in giù e ho iniziato a darle dei colpi. È uscito di tutto, c’era anche un semino di pera, chissà tra che tasti abitava. chissà se sarebbe nato un pero.
martedì 15 dicembre 2009
noli spazzare il terrazzo contra ventum
Domenica ho fatto un po’ di giardinaggio che poi più che giardinaggio era microterrazzaggio ma fa niente. Ho il ciclamino dell’anno scorso che, grazie alle cure di Daniele che lo ha messo su un altro terrazzino ancora più piccolo ma a nord, è sopravvissuto all’afosissima estate e ora è in fiore. Anche i crisantemi sono fioriti ma dal divano non vedevo mezzo fiore e uscire, si esce poco con ‘sto vento e ‘sto freddo. Così domenica ho fatto un po’ di spostamenti, tolto un po’ di foglie e rami secchi dai geranei, aggiunto terra qua e là (e il là includeva anche il pavimento). Poi volevo pulire ché se mi entrava la terra in casa mi rimettevo a insultarmi e non è il caso di farlo più di una volta alla settimana. Ecco, ero lì che spazzavo e tempo di prendere la paletta ed era tutto in giro un’altra volta. è un casino spazzare col il vento. Si hanno due possibilità: rassegnarsi a prendere su con la paletta pochissimo per volta o rassegnarsi al fatto che ti vada la terra negli occhi.
domenica 13 dicembre 2009
non ne sono tanto convinta
Io non so che cos’ho ma attraggo persone che si mettono a parlarmi o a raccontarmi i fatti loro. Mi capita sull’autobus, al bar, per strada, nei negozi. L’altro giorno sono andata a prendermi un caffé alle macchinette, non avevo voglia di attraversare l’ospedale e andare fino al bar così mi son detta: lo prendo con il latte può andar bene anche quello delle macchinette che è bello vicino proprio il padiglione di fronte. Ero lì che aspettavo la miscela acqua calda con un goccio di caffé mista a bevanda gusto latte e mi domandavo: chissà chi sarà la volpe che ha deciso di mettere le macchinette a malattie infettive con tutti i padiglioni che ci sono, quando arriva una signora. Mi sposto per farla passare pensando che andasse ai reparti e invece mi dice: stia stia, prendo un the. Le sorrido e bon basta, non me la levo più di torno. Mi ha raccontato che non beve più caffé perché così non le vengono le occhiaie (e intanto fissava le mie, ché io le ho da quando ero ragazzina, ci sono affezionata, mi fanno compagnia ormai) poi mi ha chiesto che cosa mi sarei cucinata la sera (lei, se interessa, pasta con le verze, ma prima le ripassa nell’olio con l’aglio, che fanno bene sia le verze che l’aglio, l’aglio per il cuore le verze non mi ricordo). Non paga è passata a un nuovo argomento, passando per le calorie, è arrivata alla menopausa e giù a dirmi che con la menopausa si ingrassa ma non solo (poi mi guardava faceva due conti mentalmente e, tra un racconto e l’altro dei suoi disturbi, intercalava con: per lei è ancora presto o lei ha ancora degli anni davanti). Ho cercato di darle un taglio educato estraendo il pacchetto di sigarette dalla tasca del camice e dicendo: esco in giardino, ma lei mi ha seguito, era una ex fumatrice di quelle che non ti danno pace e ti rompono finché non sentono dei complimenti per la loro scelta (non come mia mamma che lei è una ex che non rompe nemmeno quando le fumo sotto il naso), io poi glieli avrei anche fatti i complimenti, le avrei anche detto: che bella forza di volontà, ma temevo che a rompere il mio silenzio trovasse qualche altro argomento. Poi la sigaretta l’avevo finita, l’ho salutata e me ne sono andata ma rimanendo all’esterno, temevo che mi seguisse fino alla porta del laboratorio invece aveva freddo, è rientrata nei sotterranei e l’ho persa di vista.
Ieri camminavo per i vicoli e un signore di una certa età che dal modo di vestirsi e di camminare secondo me aveva perso dei venerdì per strada chiedeva l’ora. Gli ho risposto e sorriso, mi sembrava simpatico e poi nessuno gli diceva che ore erano. Così lui ha cambiato direzione di marcia mi si è stampato al fianco e: Guardi che lei deve sorridere di più… che cosa stava pensando prima… dove sta andando … Io l’ho fulminato, lui ha ripreso ad andare per la direzione che aveva prima di sapere che ore erano. Però poi io mi sono sentita una stronza.
Abbiamo quasi tutti bisogno di parlare e i posti come questo sono posti dove uno parla pensando di essere diverso dalla signora delle macchinette e dal signore dei vicoli ma io non ne sono tanto convinta.
Ieri camminavo per i vicoli e un signore di una certa età che dal modo di vestirsi e di camminare secondo me aveva perso dei venerdì per strada chiedeva l’ora. Gli ho risposto e sorriso, mi sembrava simpatico e poi nessuno gli diceva che ore erano. Così lui ha cambiato direzione di marcia mi si è stampato al fianco e: Guardi che lei deve sorridere di più… che cosa stava pensando prima… dove sta andando … Io l’ho fulminato, lui ha ripreso ad andare per la direzione che aveva prima di sapere che ore erano. Però poi io mi sono sentita una stronza.
Abbiamo quasi tutti bisogno di parlare e i posti come questo sono posti dove uno parla pensando di essere diverso dalla signora delle macchinette e dal signore dei vicoli ma io non ne sono tanto convinta.
giovedì 10 dicembre 2009
una gran bella cosa
‘sta sera tornando a casa ho messo la mano nella borsa per cercare il fazzoletto e mi sono punta. Non che abbia il raffreddore è che ormai sono come i vecchietti, se passo da un ambiente caldo (laboratorio) a uno freddo (strada) mi viene subito la goccia al naso. Comunque il fatto è che ho messo la mano nella borsa e mi sono punta con la punta del coltello, di quelli seghettati che tagliano, parecchio. Ora, non è che io giri normalmente con un coltello affilato nella borsa, non è così, è che oggi mi sono portata da mangiare bresaola, cracker e due arance. La bresaola l’ho mangiata scondita direttamente dalla confezione, dopo averla aperta però, i cracker idem come sopra, il coltello mi è servito per sbucciare le arance e poi furbescamente l’ho messo in borsa, senza sacchetto, senza nulla ma dopo averlo passato sotto l’acqua e asciugato con un pezzo di carta però. Così mi sono detta: che bigola che sei, poi ho aggiunto: mona e belina.
Essere cresciuti tra parenti che parlano in maniera differente permette di insultarsi in più lingue. A pensarci ora, con un po’ di calma, mi sembra che questa sia una gran bella cosa.
Essere cresciuti tra parenti che parlano in maniera differente permette di insultarsi in più lingue. A pensarci ora, con un po’ di calma, mi sembra che questa sia una gran bella cosa.
martedì 8 dicembre 2009
swiffer al contrario
Il gatto del mio fidanzato quando torno a casa per prima viene in ingresso si distende e si mette a guadarmi. Non succede sempre ma, se succede, io posso solo togliermi il cappotto e le scarpe poi lo devo considerare se no si arrabbia e si mette a miagolare che sembra che qualcuno lo stia picchiando, e anche forte. Guai se provo ad andare in bagno o che so a mettermi la tuta. Prima di fare qualsiasi cosa devo accarezzarlo per qualche minuto e io gliela do sempre vinta ché quando è arrivato in questa casa era un tale ravatto di gatto, che chissà che cosa aveva passato. Sono dell’idea che abbia coccole in arretrato che gli spettano di diretto. Gli piacciono coccole strane a ‘sto gatto, ad esempio gli piace se lo impasto, lo prendo proprio a due mani sulla schiena e faccio come se stessi facendo la pasta per la pizza. Poi gli piacciono anche le carezze pelo-contropelo. A un gatto normale se provi a fargli pelo e contropelo non ti ritrovi più la mano, a questo no, questo si mette a fare le fusa. Lui ha il suo metodo per dirti se non basta: se provi a smettere prima che ne abbia abbastanza ti prende a testate le mani e se sei già in piedi le caviglie. Oggi era decisamente coccolopenico, mentre lo impastavo lui si lasciava andare completamente a corpo morto con il risultato che anche se è sette chili di gatto lo spostavo. Sembrava uno straccetto Swiffer al contrario: invece di raccogliere la polvere lui spargeva peli.
lunedì 7 dicembre 2009
broccolo della felicità (2)
Pochi giorni fa Daniele era tornato da yoga da poco e lavorava al computer in salotto. Quando passavo dalle sue parti sentivo un odore forte d’incenso, incenso misto a miele. Non senti un odore strano? gli ho chiesto. Non lo sentiva. C’è da dire che Daniele non ha un olfatto molto sviluppato e questo gli permette di vivere con una fumatrice senza esserlo e senza lamentarsi (troppo). Dopo un po’, sarà stato il soffritto per il sugo, sarà stato che ci avevo fatto l’abitudine, non lo sentivo più tanto neppure io. La mattina dopo vado in salotto a far colazione gli passo vicino e sento lo stesso odore e così, subdola come solo le donne sanno essere, gli ho chiesto: Ma ieri a yoga avevi questa tuta? E lui candidamente: Sì, perché? Bingo. Mi sono sentita molto furba e gli ho risposto: Secondo me ti è rimasto addosso l’odore dell’incenso, mettila a lavare che è un po’ forte. Però poi quella sera sono tornata a casa per prima e già in ingresso ho sentito lo stesso odore. Ancora più forte della mattina. Così sono andata in giro annusando ovunque per trovare la fonte. A forza di inspirare e espirare a destra e a manca ho capito. Il broccolo della felicità era sbocciato. Da ogni bigugno del broccolo, e da tutti i broccoli, erano sbocciati dei fiorellini bianchi. Sono loro a avere quell’odore. Quando Daniele è tornato a casa quella sera sono andata a aprire e ho esordito con Ti devo delle scuse: non era la tua tuta, era il broccolo della felicità. Va un po’ di là a annusarlo.
sabato 5 dicembre 2009
nessuna tu
Nessuna tu
Tante donne
e nessuna tu.
A Sarajevo duecentomila donne
e nessuna tu.
In Europa duecentomilioni di donne
e nessuna tu.
Nel mondo due miliardi di donne
e nessuna tu!
Izet Sarajlic
Tante donne
e nessuna tu.
A Sarajevo duecentomila donne
e nessuna tu.
In Europa duecentomilioni di donne
e nessuna tu.
Nel mondo due miliardi di donne
e nessuna tu!
Izet Sarajlic
venerdì 4 dicembre 2009
sinapsi
Non so se è normale ma, a volte, nella mia mente si formano delle connessioni forti, ma fortiforti, fortissime direi, e così succede che non riesco più a pensare a una cosa senza che me ne venga in mente un’altra. A volte capita anche con gli odori o con dei particolari suoni, meno frequentemente però. Io m’immagino proprio la cosa da un punto di visto fisico. è come se vedessi alcune delle mie cellule della testa che hanno queste connessioni numerosissime e fortissime con altre cellule della mia testa e non c’è proprio verso di stimolarne una senza stimolare alche l’altra. È successo anche oggi. Stavo leggendo dei racconti che trovo molto belli e sono contenta che li abbiano ripubblicati ché io li avevo cercati ma non c’era verso di trovarli. Ero anche andata in biblioteca a cercarli e non in una, in quattro: due a Genova e due a Bergamo, ma non li avevano. Mi ero anche attaccata al cumputer per vedere che biblioteca poteva prestarmi quel libro, la più vicina era a Piacenza e così tutta contenta era tornata alla Berio (la biblioteca di Genova che mi è più comoda e che è anche bella grandina) e avevo chiesto se se lo potevano far spedire dalla biblioteca di Piacenza e loro mi hanno guardato malissimo, come se stessi chiedendo la luna. Ma che luna? mi veniva da rispondere, io stavo chiedendo una cosa normalissima ché prima che gli articoli si potessero scaricare così facilmente da internet era normale andare in biblioteca e chiedere se si facevano spedire un articolo da Milano o da Torino. Mi sembra di aver capito però che questo è valido solo per le biblioteche scientifiche, le altre non lo fanno. Comunque, lascio perdere la differenza tra le biblioteche scientifiche e le altre biblioteche (che poi le altre biblioteche sono quelle che sono chiamate da tutti biblioteche) ché io le biblioteche-e-basta le ho frequentato molto poco, dalla quarta liceo al secondo anno d’università, ma più per starmene fuori casa che per il fatto che fossero delle biblioteche. Lasciando perdere, ché questo non è rilevante, io ‘sta sera tornando a casa stavo leggendo un racconto bellissimo e è partito questo contatto tra cellule della mia mente così forte che sono dovuta andare a comprare del gorgonzola e ‘sta sera abbiamo mangiato gnocchi al gorgonzola. Buoni.
giovedì 3 dicembre 2009
L’amor no xe brodo de fasoi
è tutto lì, nel titolo. Non c'è niente da spiegare, niente da aggiungere. è così e bon. Quello è il suo bello, quello il suo brutto.
mercoledì 2 dicembre 2009
se poi sono due
Non è successo niente; purtroppo non è successo niente./.../ è questa la cosa strana, gli ho detto, col passar del tempo quella voce non me la sono più dimenticata /.../ E a noi sembra che da lì in poi la nostra vita possa prendere una strada diversa. Da lì, voglio dire, dal momento in cui sentiamo la loro voce. /.../Sì, gli ho detto, una bella voce mette addosso una curiosità come poche altre cose al mondo.
Silenzio in Emilia Daniele Benati
Silenzio in Emilia Daniele Benati
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