Io non so che cos’ho ma attraggo persone che si mettono a parlarmi o a raccontarmi i fatti loro. Mi capita sull’autobus, al bar, per strada, nei negozi. L’altro giorno sono andata a prendermi un caffé alle macchinette, non avevo voglia di attraversare l’ospedale e andare fino al bar così mi son detta: lo prendo con il latte può andar bene anche quello delle macchinette che è bello vicino proprio il padiglione di fronte. Ero lì che aspettavo la miscela acqua calda con un goccio di caffé mista a bevanda gusto latte e mi domandavo: chissà chi sarà la volpe che ha deciso di mettere le macchinette a malattie infettive con tutti i padiglioni che ci sono, quando arriva una signora. Mi sposto per farla passare pensando che andasse ai reparti e invece mi dice: stia stia, prendo un the. Le sorrido e bon basta, non me la levo più di torno. Mi ha raccontato che non beve più caffé perché così non le vengono le occhiaie (e intanto fissava le mie, ché io le ho da quando ero ragazzina, ci sono affezionata, mi fanno compagnia ormai) poi mi ha chiesto che cosa mi sarei cucinata la sera (lei, se interessa, pasta con le verze, ma prima le ripassa nell’olio con l’aglio, che fanno bene sia le verze che l’aglio, l’aglio per il cuore le verze non mi ricordo). Non paga è passata a un nuovo argomento, passando per le calorie, è arrivata alla menopausa e giù a dirmi che con la menopausa si ingrassa ma non solo (poi mi guardava faceva due conti mentalmente e, tra un racconto e l’altro dei suoi disturbi, intercalava con: per lei è ancora presto o lei ha ancora degli anni davanti). Ho cercato di darle un taglio educato estraendo il pacchetto di sigarette dalla tasca del camice e dicendo: esco in giardino, ma lei mi ha seguito, era una ex fumatrice di quelle che non ti danno pace e ti rompono finché non sentono dei complimenti per la loro scelta (non come mia mamma che lei è una ex che non rompe nemmeno quando le fumo sotto il naso), io poi glieli avrei anche fatti i complimenti, le avrei anche detto: che bella forza di volontà, ma temevo che a rompere il mio silenzio trovasse qualche altro argomento. Poi la sigaretta l’avevo finita, l’ho salutata e me ne sono andata ma rimanendo all’esterno, temevo che mi seguisse fino alla porta del laboratorio invece aveva freddo, è rientrata nei sotterranei e l’ho persa di vista.
Ieri camminavo per i vicoli e un signore di una certa età che dal modo di vestirsi e di camminare secondo me aveva perso dei venerdì per strada chiedeva l’ora. Gli ho risposto e sorriso, mi sembrava simpatico e poi nessuno gli diceva che ore erano. Così lui ha cambiato direzione di marcia mi si è stampato al fianco e: Guardi che lei deve sorridere di più… che cosa stava pensando prima… dove sta andando … Io l’ho fulminato, lui ha ripreso ad andare per la direzione che aveva prima di sapere che ore erano. Però poi io mi sono sentita una stronza.
Abbiamo quasi tutti bisogno di parlare e i posti come questo sono posti dove uno parla pensando di essere diverso dalla signora delle macchinette e dal signore dei vicoli ma io non ne sono tanto convinta.
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