‘sta sera, che poi in realtà non era sera ma tardo pomeriggio, sull’autobus c’era una mamma che spiegava a suo figlio che diverso non è sinonimo né di meglio né di peggio. Lo faceva in un modo che mi piaceva molto e suo figlio, io dal mio posto lo potevo vedere bene, la guardava e la ascoltava con attenzione. Sono scesi quasi subito. La mamma l’ha preso in braccio per farlo arrivare a schiacciare il campanello per la prenotazione della fermata e la cosa è piaciuta molto al bambino. Non so come, e se, il discorso è andato avanti. A volte sull’autobus si sentono delle cose molto interessanti a voler star ad ascoltare. Poi mi è tornato in mente un libro di quelli cartonati con i disegni stilizzati e pochissimo testo che ho letto tre anni fa quando cercavo dei libri per mia nipote che all’epoca aveva più o meno l’età di quel bambino. La storia raccontava di una pecora nera in un gregge di pecore bianche e le pecore bianche la prendevano in giro perché era nera. Il pastore arrivava e le tosava. A quel punto le pecore bianche non riconoscevano più la pecora nera e non la prendevano più in giro. Fine della storia. Mi ricordo benissimo il mio stupore. (Bisognerebbe sempre leggere i libri che si regalano e quelli per bambini con il doppio dell’attenzione)
I prosciutti
18 ore fa
2 commenti:
oh si.
che figa quella mamma.
è così facile dire stupidaggini senza rendersi conto ed invece la cura che hanno le mamme per i loro figli o gli autori di testi per bambini a queste cose stanno molto attenti.
bello.
@Sid Sì quella mamma anche per me è una gran mamma ma a me il libro della pecora non è che fosse piaciuto molto, mi sembrava monco, avevo proprio la sensazione che mancasse una parte. Ne avevo poi preso un altro, uno senza grandi messaggi, una storia di una farfalla che girava per un giardino a conoscere fiori, alberi e poi incontrava una bambina su un’altalena. Ieri ho capito cosa non mi andava di quel libro. Era che diverso non è uguale, diverso è diverso e uguale è uguale, e possiamo essere diversi e uguali a secondo di ciò che guardiamo ma rimaniamo diversi e uguali, che poi per me questa è una gran bella cosa. Il pezzo che mancava, rimanendo a quella storia delle pecore era un riconoscimento di quel diverso per quello che è e non il non vederlo. (mi sono incasinata come al solito, secondo me non si capisce cosa voglio dire)
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