Oggi l’ho rivisto. C’è questo ragazzo, beh ragazzo, ragazzo per i canoni italiani che in Italia ‘sta parola copre una fascia d’età molto vasta, che assomiglia tantissimo a un altro uomo. Ma tanto tanto, così tanto che a me sembran parenti. Prende lo stesso autobus che prendo io ma in direzione opposta. Lui scende al capolinea dove io salgo. La prima volta che l’ho visto ero così sopresa di questa rassomiglianza che l’ho fissato e se ne è accorto. Una figura di quelle che si ricordano per un bel po’, ché alla mia età non dovrei andar in giro a piantare gli occhi nelle faccie altrui. Sull’autobus, quel giorno lì, mi sono messa a leggere ma mica capivo quello che leggevo, non facevo che pensare alla figuraccia che avevo fatto e all’impossibilità che fossero parenti. Poi non l’ho più visto anche perché non ci sono stati altri scioperi e quindi sono tornata a prendere l’autobus al solito orario, circa mezz’ora dopo. Oggi invece era lì, sull’autobus, lui scendeva e io salivo. Se è abitudinario come me, oggi era in ritardo. Assomigliarci ci assomiglia tanto, è fuori di dubbio che ci assomiglia, lo direbbe chiunque, vedendoli, che si assomigliano. Oggi però non c’era la sorpresa della prima volta e poi ho anche evitato di fissarlo così poi sono riuscita a prendere il libro dalla mia borsa e leggere seguendo il senso.
Ora, mentre stavo pensando a che cosa far da mangiare ‘sta sera, mi sono ritrovata a domandarmi: e se fossero cugini?
Ora, mentre stavo pensando a che cosa far da mangiare ‘sta sera, mi sono ritrovata a domandarmi: e se fossero cugini?
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