Io in questo periodo ho bisogno di cose belle. Lo so che le cose belle son sempre belle, in tutti i periodi intendo, ma quando si è con uno stato d’animo così come è il mio stato d’animo ultimamente allora le cose belle sono ancora più belle perché diventano anche un po’ salvifiche. E una cosa bella, e anche salvifica, mi è capitata pochi giorni fa, mentre ero a Venezia durante settimana santa. Anche il fatto di andare una settimana a Venezia è nato da questo desiderio di cose belle che mi ha preso in questo periodo e continua a essere lì dentro di me a dirmi Cerca le cose belle. E il giorno prima che mi capitasse questa cosa ero triste perché avevo trovato chiusa una libreria che mi piace, e l’avevo trovata chiusa anche il giorno prima tanto che mi ero autoconvinta che fosse chiusa per sempre. Quando sono in questo stato d’animo basta niente per far venir su la tristezza, anche una tristezza abbastanza grande. Invece, per finire la parentesi della libreria davanti alla quale passo molto spesso quando sono a Venezia, non era chiusa per sempre era chiusa momentaneamente, dopo quattro giorni l’ho trovata aperta. Menomale. Io questo però non lo sapevo ancora quando il secondo giorno che avevo trovato chiusa la libreria dove volevo andare sono andata in un’altra, molto bella anche quella, ma più lontana. Sono arrivata in questa altra libreria e stavo fumando così mi son messa a guardare la vetrina per finirmi la sigaretta. Io le vetrine delle librerie non le guardo mai, mi vien sempre da pensare che ai librai venga imposto che libri mettere in vetrina e invece non è vero, o per lo meno non lo è in tutte le librerie, forse è vero per quelle librerie nelle quale trovi lo stesso libro in almeno tre punti differenti, sia mai che nei primi due punti tu non l’avessi visto. Anche di questo però non son sicura. Ero lì che guardavo le copertine, mi piace molto guardare le copertine, ci son delle copertine che proprio ti tolgon la voglia di prendere in mano il libro e altre che te la fanno venire (almeno, a me succede così) e sono stata attratta da una copertina con la foto di un bambino bellissimo, ho spostato lo sguardo sul titolo e l’autore. Era l’ultimo romanzo di Paolo Colagrande. Quel romanzo mi ha tenuto compagnia per del bel tempo, non nel senso di tanto tempo ma di tempo bello, e quando è arrivato il folletto della fine, che prima o poi deve arrivare e capivo che era giusto che fosse arrivato ma mi dispiaceva e così, ero già tornata a Genova, ho deciso che ne leggevo non più di quattro pagine al giorno. Adesso quel libro gira per casa, non va nello scaffale. Lo trovo sul tavolo che uso come scrivania, ogni tanto sul divano o sul comodino. Sembra che faccia dei giri un po’ a vanvera ma non lo sono.