lunedì 29 ottobre 2012

a chi mugugna


Mi son presa il raffreddore. Un gran bel raffreddore. Secondo me è successo venerdì, ché venerdì sono stata a Pavia tutta la giornata e poi è successo che alle due del pomeriggio dovevo parlare e a me capita che quando devo parlare e altri son lì che ascoltano, hanno interrotto quello che stavano facendo per venire a sentire, a me vien su l’agitone e allora sudo. Così ho parlato in camicia e poi quando alla fine siamo usciti dalla biblioteca per andare da un’altra parte e continuare, ma in meno, io sono uscita in camicia. Bella sudata. Risultato: son tre giorni che mi soffio il naso. Domenica a teatro aspettavo delle ipotetiche pause per soffiarmi il naso, oggi sul lavoro un disastro: togli i guanti, soffia il naso, lavati le mani, rimetti i guanti; meno male che il pomeriggio avevo delle cose da fare al computer. Un’altra cosa scomoda del raffreddore forte è che quando mangio dovevo ricordarmi di mettere in bocca pochissimo per volta. Devo essere sicura di avere il tempo di deglutire senza correre il rischio di andare in apnea. Va be’, lo so che ci sono cose peggiori ma il mugugno ogni tanto fa bene (a chi mugugna).

domenica 28 ottobre 2012

per quanto è possibile


Gli dico,
vorrei imparare a separare
i ricordi
dal dolore. O per lo meno una parte di essi,
per quanto è possibile, perché non tutto il passato
sia così intriso di dolore.
In questo modo potrei ricordarti ancora di più,
capisci? Non avrò paura ogni volta
del bruciore dei ricordi.

Caduto fuori dal tempo – David Grossman – pag.167

mercoledì 24 ottobre 2012

un toc leggero


Mi sta regalando fiori enormi, così perfetti da sembrar finti. Li vedo arrivare piccoli piccoli, inizialmente il giallo si vede appena, poi li vedo crescere e poi diventare grandi e dopo ancora srotolarsi e infine aprirsi. Per pochi giorni rimangono lì a farsi ammirare poi si arrotolano di nuovo e poi se sono in casa e se c’è silenzio si sente un toc. È un toc leggero, un toc strano ché se non l’hai mai sentito non capisci che toc è, ma se lo conosci lo sai che cosa è successo. E lo lascio uno o due giorni sul pavimento.

martedì 23 ottobre 2012

però


 "Ma anche peggio, però" pensavo tornando a casa.

domenica 21 ottobre 2012

due domande


Ho riattaccato a svegliarmi la notte e a faticare a riprendere a dormire. Oggi dalle due alle tre ho continuato a cambiare posizione neanche fossi stata morsa dalla tarantola poi mi sono alzata ho preso su il libro che sto leggendo in questi giorni e gli ho detto (all’autore non al libro) Guarisci dall’insonnia tu? Non so se guarisce, lo vedremo ‘sta notte, ma dopo un’oretta dormivo. Ho riattaccato a parlare con il mio amico immaginario. Spesso. Da un lato mi vien da pensare che è bello che ne sia ancora capace, dall’altro mi vien da pensare Lo sai che vuol dire vero?

mercoledì 17 ottobre 2012

'sta sera nostalgia


Interesse, stima, voglia di fare (il mio), voglia di capire e di informarmi. Ma anche rabbia. Dialoghi immaginari su cose che pensiamo in maniera simile, su cose che pensiamo in maniera differente. A volte riuscivo a seguirlo o volte lo perdevo. Ma anche un Io ti rivoto ma non facciam ca@@ate ‘sta volta eh! Questa sera a vederlo là a pochi metri, che sfogliava un libro di poesie, del quale non riuscivo a leggere il titolo da dove ero seduta, e poi a riascoltarlo, questa sera nostalgia. E poi tornando a casa pensavo che un panettiere è un panettiere se sa fare il pane. Magari può anche capitare di aver voglia di provare a fare una pagnotta e va bene che ci si provi ma non lo si fa per mestiere. Il panettiere lo fa chi il pane lo sa fare. E uno sceglie di comprare il pane dove il pane lo trova buono, che il pane quando è buono è proprio un piacere mangiarlo. E dovrebbe essere così per tutti i mestieri. Politici inclusi.

martedì 16 ottobre 2012

domenica 14 ottobre 2012

chissà dove


Al mercato orientale ci sono due giri di banchi tutti di alimentari. Sono due giri concentrici, quello più esterno è poco più in alto. La maggior parte sono fruttivendoli ma ci sono anche panettieri, macellai, pescivendoli, formaggiai, salumieri, c’è  un banco che vende quasi esclusivamente spezie e due fioristi. Poi c’è anche un giro interno, bisogna fare alcuni gradini per andarci. Lì ci sono alcuni negozi di alimentari ma anche dell’altro. Un negozio di scarpe, uno di vestiti, uno vende stoffe, un'altro gomitoli. In uno ci sono cose per la casa, pentole, tele cerate vendute a metro, sacchetti per l'aspirapolvere, cose del genere.  I negozi stanno chiudendo, poco a poco stanno sparendo e, per me, è un gran peccato. Li vedi che hanno sempre meno merce e poi succede che una volta sei lì che ti fai un giro e ti accorci che ne è scomparso uno, c'è ancora il segno ma è scomparso. Ieri ho visto un altro buco, ne era sparito un altro e non mi viene in mente che cosa ci stava là, chi ci lavorava. C’era una scaffalatura di legno lunga almeno tre metri e nell’angolo una scala che saliva chissà dove.

sabato 13 ottobre 2012

sui raddrizzamenti (momentanei)

È un periodo un po’ così. È un po’ che è un po’ così e non mi sembra che ci sia modo di farlo diventare colì. Quando ho i periodi così ho un umore bigio, senza motivo. O meglio, per i soliti motivi. Allora questo pomeriggio mi son detta Latte vai a farti un giro, che a te a spender soldi torna quasi sempre il buon umore. E così sono uscita e mi sono regalata del terriccio per orchidee e un bacco per cercare di far star dritto il broccolo della felicità che poverino è stortissimo e prima o poi precipita. Poi armata di bacco lungo un metro e mezzo sono passata a ritirare uno dei due libri che avevo ordinato sabato scorso e ho chiaccherato un po’ con Marco il libraio. Andiamo avanti, mi son detta, che va già meglio, e sono andata a prendere anche quattro porcini da far domani e dal momento che a quel banco avevano finito il prezzemolo sono andata  ad un altro banco e oltre al prezzemolo mi son presa  due peperoni gialli. Poi stavo tornando a casa e ho sentito della musica. Era un signore che suonava il piano (verticale) fuori da un negozio. Era bravo, mi sono fermata a ascoltare. C’erano anche una mamma con due bambini biondissimi, due ragazze e un ragazzo. Alla fine del pezzo mi è venuto spontaneo dirgli Grazie. E così poi è successo che ha deciso di dedicarmi il pezzo dopo. Posso dedicarle un pezzo romantico? mi ha chiesto. Certo, con piacere, gli ho risposto. E adesso ho in testa Moon river che è un pezzo che mi piace, molto, e anche Colazione da Tiffany mi piace molto e io non so quante volte l’ho visto quel film, però son tante e io ogni volta alla fine quando anche lei scende dalla macchina a cercare Gatto, anche se so benissimo che lo trovano, anche se so benissimo come finisce il film, io ogni volta penso Speriamo che lo trovino, speriamo che inizino una vita a tre. E così è successo che il mio umore si è un po’ raddrizzato e domani mi sa che provo a raddrizzare anche il broccolo della felicità.

i regali dell'antiinfiammatorio


Il  non si sentire più mal di schiena e il rendersi conto che si potrebbe anche andare a dormire, e dormire bene, senza tirar giù porconi ogni volta che si cambia posizione, sono decisamente dei gran bei regali. Quasi quasi festeggio mangiandomi delle arachidi.

mercoledì 10 ottobre 2012

è venuto su un ricordo


Il mio bisnonno era bravissimo ad aggiustare le cose. Qualsiasi cosa. Non sopportava gli orologi fermi così aveva imparato ad aggiustarli, aveva imparato da solo, senza che nessuno glielo spiegasse.  Aveva imparto così bene che erano in tanti a portargli gli orologi, orologi che correvano,  che ritardavano, ma anche quelli che non camminavano più. Aggiustava qualsiasi cosa. In casa aveva un mezzo busto di marmo bianco. Forse non era marmo, forse sembrava solo marmo. Era il mezzo busto di uno molto giovane, con in testa un cappello tipo quello di David Crockett e in bocca una sigaretta. Una volta mi aveva sorpreso che lo guardavo (il mezzo busto non lui) e mi aveva raccontato che a quel mezzo busto mancava un pezzetto del labbro di sotto e così lui ci aveva messo una sigaretta. L’aveva fatta con lo stesso materiale e l’aveva messa così bene che non si vedeva mica che era stata aggiunta, che in realtà quel ragazzo aveva il labbro rotto.

lunedì 8 ottobre 2012

passa il tempo


Oggi nella cassetta della posta c’era un foglietto lasciato un nostro amico che non vediamo da anni. Lui è pediatra, probabilmente è passato da queste parti per lavoro e ha deciso di lasciarci un biglietto. Il trovare il suo biglietto mi ha messo addosso l’allegria. È tantissimo che ci si vuole vedere e poi non si organizza. Sua moglie ed io siamo state molto amiche poi con l’arrivo dei figli ci siamo persi un po’ di vista. ‘Sta sera gli ho mandato un messaggino e subito dopo ho ricevuto in risposta: Chi sei? Ecco, ne ho combinata una delle mie, mi dicevo, a chi ho massaggiato? Invece, strano ma vero, non avevo sbagliato niente. Così gli ho scritto Ma quanti biglietti del genere lasci nelle caselle della posta? Saluti a tutti e quattro, e poi ho firmato. Immediatamente è arrivata la risposta Sono il figlio il numero di mio padre è 339-… Così c’è stata questa serie di messaggi che erano un po' ridicoli e un po' surreali. Ho scoperto che dei due figli era il più grande ad avere ora il suo ex cellulare (e numero annesso). È simpatico, lo era anche da bambino. Io non so quanti anni son passati, però mi ricordo che l’ultima volta che siamo andati a cena da loro il figlio più grande era in terza elementare e mi aveva fatto vedere il suo quaderno dei compiti di matematica. Adesso è fuori casa la sera.

domenica 7 ottobre 2012

Cato





giovedì 4 ottobre 2012

due, proprio due



(sottopassaggio di Brignole)
poi una si domanda perché è tutto il giorno che canticchia Ci son due coccodrilli ... chissà perché.

in borghese


Avevo caldo e dal momento che stavo lavorando al computer ho tolto il camice, poi è successo che è suonata la sveglia e mi sono alzata per fare una cosa piccolina, quando sono arrivata in lab  la mia nuova socia mi ha guardato Ma cosa ci fai tu in borghese? mi ha detto.

mercoledì 3 ottobre 2012

i portici


Ieri ero stanca (turna, eh sì, turna) e allora mi son detta Facciam qualcosa di diverso che svenire con un libro in mano, se va bene, o davanti alla tele, se va male. Ché anche far sempre le stesse cose stanca. Così quando Daniele mi ha chiamato per dirmi che andava a correre io gli ho detto Peccato, pensavo di chiederti se avevi voglia di un bicchiere di bianco. L’ho convinto facilmente. Poi, dopo il bianco e dopo un caffè, io me ne sono andata a sentire una cosa che c’era al Ducale, Sarajevo 20 anni dopo si intitolava. Il sottotitolo invece era Parole, poesia e teatro per Sarajevo. E andando verso il Ducale ieri sera, adesso che ormai il sole va giù presto, i porteci di via XX eran proprio belli.  

lunedì 1 ottobre 2012