venerdì 31 dicembre 2010

1° buon proposito

Uno dei vantaggi di avere per fidanzato un orso sardo è che a capodanno non bisogna divertirsi a tutti i costi. Dipendesse solo da me il programma sarebbe tranquillo, cena tra amici e poi andare al porto a vedere i fuochi. Comunque la parte della cena mi piace e non si salta. ‘Sta sera preparo pasta con il salmone e gamberoni avvoltolati nella pancetta coppata che se no son troppo dietetici, e poi non farebbero abbastanza festa, ci metterò dell’insalata per contorno così faccio star buona anche la mia coscienza, e vino, bianco, che quello non manca mai. E i fuochi li vedrò dal terrazzo, come l’anno scorso.

(primo buon proposito per l’anno prossimo: ricordarmi di questo vantaggio quanto ciclicamente mi vien voglia di investirlo con i miei: uscire ogni tanto noi due no vero?)

giovedì 30 dicembre 2010

ma dai

Battere la testa contro una parete porta a un consumo di 150 chilo calorie all’ora.
(Fucus TV, 30 dicembre 2010)

campionato del bancomat

Oggi son andata in banca e il signore davanti a me, che sentivo benissimo nonostante rispettassi la linea gialla, ha chiesto al cassiere i movimenti del mese di dicembre. Quando ha avuto il foglio in mano ha iniziato a leggerlo. Più leggeva più scuoteva la testa. Poi ha esclamato: Belin ci fosse il campionato del bancomat mia moglie lo vincerebbe.

mercoledì 29 dicembre 2010

invece anche

Ma allora già sapevo che lo zio Lihau aveva ragione, e che i tratti distintivi della persona non si accontentano dei percorsi abituali lastricati dall’eredità, e si trasmettono invece anche nel latte, attraverso le storie, nella punta delle dita e nella saliva che passa in un bacio.

... l’aria e la terra, i principi e la cadenza nel parlare definiscono i tratti del viso non meno dell’eredità dei genitori.
(Il pane di Sarah, Meir Shalev, p.86 e p.131)

martedì 28 dicembre 2010

chissà (2)

Il primo era cattivo, decisamente cattivo. Sarà che son quattro giorni che non uso più questa caffettiera, mi son detta. Il secondo era cattivo, un cattivo diverso, un cattivo bruciato. L’ho messo su e poi sono andata a stendere, metà è finito sul piano della cucina. Chissà il terzo come verrà.

chissà


chissà se il 6 gennaio mia mamma li fa scendere di un piano.
(mettendo a posto le ultime foto)

domenica 26 dicembre 2010

un po' meglio



Questa mattina dopo colazione sono tornata a letto, in compagnia, e ci sono rimasta fin quasi all’ora di pranzo (perché non pranzare per miei equivale a compiere un peccato, non dico un peccato mortale ma molto molto grave sì). Per il pranzo di Natale invece eravamo da mia nonna e dopo mangiato mia nonna sia è messa a dormire da una parte, mio padre da un’altra, mia mamma guardava la tele e io mi sono messa a leggere. Dopo un po’ mia mamma ha spento la tele, è uscita dal salotto e quando è tornata aveva due libri in mano. Uno era quello che voleva leggere lei l’altro me l’ha messo vicino e mi ha detto: un po’ meglio i tuoi gusti adesso. Ci ha preso una ridarola, ma una ridarola tale che abbiamo rischiato di svegliare tutti.

sabato 25 dicembre 2010

una vera artista



Ieri sera ho giocato al mercante in fiera e nelle carte che mi erano arrivate c’era Venezia, me la sono tenuta ché è una carta che mi piace. Era il terzo premio. Dalla mamma di mia nipote ho comprato pesche e uva, non è una carta che mi piace tanto ma mi erano avanzati dei soldi e, sia mai che io tenga lì dei soldi così a far niente, l’ho comprata. Era il secondo premio. Mia nipote voleva il beduino non tanto per il beduino ma per il fatto che su quella carta c’era un cavallo, l’avevo io, glielo ceduto e le ho chiesto che carta delle sue mi dava in cambio, lei mi ha proposto la cortigiana o l’artista. Ho preso l’artista, era il primo premio. Non mi è mai successa una cosa del genere. Mi vergognavo di tutta quella fortuna e ho dato i premi a chi aveva le carte in origine.
Poi un’artista vera mi ha fatto un regalo.

venerdì 24 dicembre 2010

auguri



Cato (che si sta riposando dopo l'aver ferocemente lottato con il rotolo del nastro per fare i pacchetti) e io vi auguriamo un buon Natale

giovedì 23 dicembre 2010

Non ci avranno / finché questo cuore non creperà / di ruggine, di botte o di età.







chi ti ha fatto gli occhi e quelle gambe
ci sapeva fare
chi ti ha dato tutta la dolcezza
ti voleva bene







ora chiamo la mia amica Gabry e le chiesto come sta, io 'sta mattina a deglutire un mal di gola ma un mal di gola che è difficile descriverlo un mal di gola del genere.

martedì 21 dicembre 2010


Ho un altro ombrello scivertato. Da quando vivo qua ho notato che l’emivita dei miei ombrelli si è ridotta drasticamente. Durano niente, da integri. Poi fanno ancora un periodo, sembrano un po’ come vivacchiare, ma si vede che sono mal presi. Questo per ora non ha stecche rotte ma lo vedo che già marca male. E domani danno pioggia e vento. Io mi ero abituata a perderli e invece ora son diventata brava a raddrizzare le stecche. Fino a che si riesce, a raddrizzarle, che quando si rompono non c’è più nulla da fare, si devon buttare. O collezionare, dipende dai gusti. Quando le stecche si rompono andare in giro con l’ombrello e con il vento diventa pericoloso. Son delle armi gli ombrelli con le stecche rotte.

lunedì 20 dicembre 2010

sarà

Oggi mentre pranzavo ho letto un po’ la Repubblica on line poi ho visto che c’era un test dal titolo Gestione del tempo. L’ho fatto, e intanto pensavo: verrà fuori che non so gestire il mio tempo. Lo so, son degli anni che vivo con me. Lo so bene. Invece è venuto fuori che il mio profilo è Amica del tempo.

(c’era scritto che: Il tempo è della mia parte, perché col tempo ho un rapporto disteso, rispettoso ed equilibrato. Lo considero una dimensione naturale dell’esistenza, che richiede la capacità di agire e di aspettare, di pianificare e di adattarsi alle circostanze mutevoli. Insomma, il tempo per me è, come diceva Antonio Gramsci, “pseudonimo della vita stessa”)

domenica 19 dicembre 2010

la piccola artigiana



Quest’oggi ho spostato tutto sul tavolo ma l’altra sera era tutto sul divano. Palline di polistirolo di varie dimensioni, nastri, perline, pezzi di stoffa, campanelli, fili, aghi, spilli, pezzi di fil di ferro, bottoni, pigne, gomitoli di lana, nappine delle tende, forbici, metro, posacenere, sigarette. Il pennello in un ex barattolo della marmelleta e la colla vinilica invece erano per terra. E io non mi ero resa conto di quanto velocemente stesse passando il tempo, poi, verso l’una ho sentito: la piccola artigiana viene a dormire?

sabato 18 dicembre 2010

differenze (2)



Non son sicura, ma quasi. Bisognerebbe fare un esperimento per essere sicuri ma, secondo me, se la stessa frase fosse scritta in un’altra lingua non ne venderebbero una. Sarei quasi pronta a fare una scommessa. Se cambiassimo città e quella presina diventasse un ciapino con su scritto il corrispondente di Chi ride di venerdì piange di domenica, toccherebbe scontarli e poi, dal momento che secondo me rimarrebbero ancora tutti lì, li dovrebbero dar via omaggio.

differenze

L’altro giorno dopo uno starnuto mi son sentita dire: Salute (pausa) che se ne va.E subito dopo mi è venuto in mente che quando da bambina starnutivo mia nonna mi diceva: Salute e prosperità a quel bel nasin che ga stranuà.
Sono regioni molto diverse, in tutto. Potrei prendere l’abitudine di dirmelo da sola. È un bell’augurio.

mercoledì 15 dicembre 2010



Non ho mai imparato i nomi delle renne di babbo natale. Anche con i sette nani ho dei problemi, me ne manca sempre uno. Poi sto lì a pensarci fino a che non mi torna in mente. Girando in internet ho trovato una filastrocca dove ci sono i nomi delle renne. Ora devo capire chi è, è arrivata da noi l’anno scorso dopo capodanno e così è finita quasi subito nello scatolone rimanendo senza nome. Ora bisogna trovarglielo.





(Le renne di Babbo Natale
Non solo fanno la slitta volare / e in ciel galoppano senza cadere
Ogni renna ha il suo compito speciale / per saper dove i doni portare
Cometa chiede a ciascuna stella / Dov’è questa casa o dov’è quella.
Fulmine guarda di qui e di là / Per sapere se la neve verrà.
Donnola segue del vento la scia / Schivando le nubi che sbarran la via.
Freccia controlla il tempo scrupoloso / Ogni secondo che fugge è prezioso.
Ballerina tiene il passo cadenzato / Per far che ogni ritardo sia recuperato.
Saltarello deve scalpitare / Per dare il segnale di ripartire.
Donato è poi la renna postino / Porta le lettere d’ogni bambino.
Cupido, quello dal cuore d’oro / Sorveglia ogni dono come un tesoro.
Quando vedete le renne volare/ Babbo Natale sta per arrivare.)

delle cose

Ci sono delle cose che proprio mi danno addosso. Non ci posso fare molto, mi urtano il sistema nervoso. Una di queste è quando mi inoltrano (i vari capi che ho è il soggetto della frase) delle mail senza metterci due righe, compaino tutte le cose che spesso si trovano sotto i testi delle mail di lavoro: solo nome, cognome, Prof di, Istituto, numero di telefono e di fax, solo quello però. E io, quando le apro, non so se devo prendere atto della cosa, rispondere, incaricarmi di risolvere il problema, chiamarli nella speranza di trovarli negli studi. Ieri ne ho ricevute due. Alla seconda mi sono stufata e, cercando di rimanere nei limiti dell’educazione ma lasciando intendere che la cosa non mi faceva piacere, ho chiamato e chiesto: scusa se ti disturbo ma non c’è testo nelle mail che mi hai mandato vuoi che me ne occupi? ‘sta mattina ne è arrivata un’altra, altro capo (perché io sono fortunata ho ben tre capi ma uno non sa scrivere le mail quindi mi fa chiamare dalla segretaria e almeno in quel caso si capisce qualcosa velocemente). Però oggi aprendola, sarà che sono di buon umore, mi son detta: ci vuol pazienza. E puoi mi veniva da ridere.

lunedì 13 dicembre 2010

riassumendo il riassunto

Questo pomeriggio sono andata a sentire David Grossman al Ducale. L’incontro di oggi era all’interno di una cosa che si chiama Mediterranea e che non conoscevo. Giovedì sera, quando ho scoperto che sarebbe passato da Genova, ero molto contenta. Son passati solo due anni dall’ultima volta che è venuto qua, ero andata anche quella volta. Non ho letto tanto di suo, sei romanzi, ma tutto quello che ho letto mi è piaciuto molto. Anche Grossman l’ho scoperto grazie a mia mamma. Mi aveva prestato Vedi alla voce amore. Ora che ci sto ripensando io, di quel libro, avevo capito poco del secondo capitolo. Bruno mi sembra che s’intitoli, le ho restituito il libro non posso controllare. Lei, mia mamma, mi ha detto che è perché non ho mai letto nulla di Bruno Schulz. Da qualche parte dovrei avere in casa Le botteghe color cannella, non l’ho ancora letto però. È uno dei libri che prima o poi prenderò in mano. Ci vorrebbero le giornate più lunghe, o la capacità di gestire meglio il tempo. Della letteratura per bambini (di Grossman) non ho letto nulla. Questa sera ho sentito una storia dal titolo: L’abbraccio. Mi è piaciuta molto. Mi ha fatto venir voglia di leggerne altre.
L’inglese di Grossman si capisce bene anche se si è al mio bassissimo livello, comunque c’era il traduttore e mi ha fatto piacere ci fosse. Sentir due volte le cose aiuta, aumenta le possibilità che me le ricordi. Da un po’ di tempo al ragionamento e il mio, ammesso che ci sia, è molto lento, ha bisogno di molto ma molto tempo. Mi giustifico tra me e me pensando: è un periodo che son stanca. Riassumendo quello che ho sentito, ma riassumendo il più possibile tipo riassunto del riassunto, a me sembra che ‘sta sera siam partiti ragionando su quello che passa per la testa di un bambino che sente la mamma che gli dice: sei unico, alla capacità della letteratura di farci sentire unici, e per questo soli, ma nello stesso tempo, con le stesse pagine, in contatto con il resto del mondo. Una specie d’abbraccio anche quello.

domenica 12 dicembre 2010

ieri sera



abbiamo fatto il nostro albero.

sabato 11 dicembre 2010

dizial(?)

‘sta mattina mi sono alzata e dopo colazione mi sono resa conto che ormai era arrivato il momento di fare le cose per bene. Insomma mi sono messa a mettere a posto e a pulire un po’ come si deve, tipo far giù la polvere togliendo le cose dai ripiani invece di girarci intorno con lo straccio e passare una specie di cera per i mobili in legno. Insomma una sorta di pulizie pasquali sotto natale (finestre e tende vanno però a dopo natale, tanto mi prendo un bel po’ di giorni di ferie, avrò del tempo per farlo. Forse). Vedevo che era ormai necessario farlo ma non è che proprio ne avessi una gran voglia e così continuavo a perdere roba in giro per la casa. Stracci, barattoli, il coso per far la polvere alle cornici o ai lampadari. E allora mi è venuto in mente una cosa che mi diceva mia mamma quando mi succedeva la stessa cosa ma abitavamo ancora insieme. Io le dicevo: hai visto dove ho messo …? o: hai visto dove ho lasciato …? E lei mi rispondeva spesso: chi no ga vogia de lavorar perde l'ago e anca il dizial. Che ditale si scriva realmente dizial nella sua lingua non sono mica più tanto sicura, ‘sta sera quando la chiamo glielo chiedo.

giovedì 9 dicembre 2010

contenta e confusa

A volte mi succede di incontrare delle frasi che mi piacciono così tanto che poi me le vado a cercare di nuovo, per leggere così come son state scritte (o scritte e tradotte) perché, secondo me, a non ricordarle esattamente si fa loro un torto e metterle giù meglio è difficilissimo se non impossibile. E quando le ritrovo, non ci riesco sempre ché magari l’autore lo ricordo anche ma non mi ricordo più dove le avevo lette, quando le ritrovo son molto contenta.

Non posso negare di aver sempre condotto due esistenze, una assai vicina alla verità, che in effetti ho diritto di chiamare realtà, e un’altra esistenza, un’esistenza fittizia, tutte e due insieme con l’andar del tempo hanno prodotto una esistenza che mi tiene in vita, ora domina l’una ora domina l’altra, ma io vivo sempre, si badi bene, entrambe queste esistenze insieme. (Thomas Bernhard La cantina p-118)

e poi magari succede anche che son lì a fare dei dialoghi tra me e me, a dirmi: ma come ti capisco, ti capisco proprio bene. Però poi, magari, può anche essere che, dal momento che è uno di quei libri che se lo riprendo in mano poi mi viene difficile metterlo giù, vado avanti e trovo:

Parlo un linguaggio che io solo capisco, nessun altro, così come ognuno parla soltanto il proprio linguaggio, e quelli che credono di capire sono degli imbecilli oppure dei ciarlatani. (p- 120)

e ora son confusa, ma son sempre contenta. Contenta e confusa, insieme.

mercoledì 8 dicembre 2010

8 dicembre

Oggi abbiamo passato una gran bella giornata in compagnia di amici. Ho anche fatto l’albero di Natale rispettando così la tradizione. Il nostro lo farò sabato, che a me gli alberi di Natale piacciono molto, anche avere una scusa per fare regali è una cosa che mi piace molto. Oggi l’albero l’ho fatto con un bambino e con una gatta (la gatta però ci remava contro, tirava giù le palline). Ci sono persone con le quali sto bene fin da subito e non so bene spiegare il perché. In questo caso un po’ è anche dovuto al fatto che ha un gran bel carattere ma non penso sia solo per questo. Io con quel bambino mi son sempre trovata, anche quando era più piccolo. La sorella non ci ha aiutato molto era presa a giocare con il suo Nintendo.
Nella cucina di quella casa c’era un foglio appeso con una calamita a una lavagna, era un decalogo. La prima legge era: non bisogna mai dire bugie, almeno, mi sembra di ricordare così. La decima era bellissima: non si fanno esperimenti nell’appartamento del primo piano. Secondo me l’ultima legge era più per il bambino che per la bambina.

martedì 7 dicembre 2010

trogolo (o truogolo)



La cosa bella dell’essere ignoranti, ad esempio di non conoscere bene la propria lingua, è che con niente, con solo un po’ di curiosità, si possono trovare nuove cose per stupirsi. Non è poco. Cose che, a chi sa un po’ d’italiano, suonano normali a me destano una serie di ragionamenti, di ricordi e poi la ricerca. A esser sincera sincera la ricerca a volte, non sempre, a volte mi dimentico e poi quando mi imbatto di nuovo nello stesso punto mi accorgo che i propositi di ricerca se ne erano andati a fare un giro senza più tornare.

Io, fino a poco fa, se qualcuno mi avesse chiesto che cos’è un trogolo avrei risposto: la mangiatoia dei maiali. E bon, morta lì. Magari mi sarebbe anche tornata in mente una sera a casa dei miei, una sera con una cena di quelle dove non manca niente, quelle che finiscono con frutta, dolce, caffé con sigaretta, grappa e poi magari sigaretta di nuovo. Quella sera, quella del ricordo di adesso, aiutando mia mamma a sparecchiare ho visto due cipolline, sole, dimenticate da tutti e, invece di mettere la pellicola trasparente sulla ciotola e metterle in frigo, me le sono mangiate. Sei peggio di un trogolo, mi ha detto mia mamma, ma ridendo, non come critica, che anche a lei piace mangiare. Però a pensarci ora devo dire che non aveva mica torto; col fatto che tanto poi nella pancia si mescola tutto io riesco a fare delle cose che non sembrano tanto normali.

Il nome di quella piazza per me non aveva molto senso. Per cercare di darglielo sono andata a pensare che magari lì c’era il mercato dei maiali, una volta. Poi ho cercato e ho scoperto che trogolo (o truogolo) è anche: vasca quadrangolare in muratura, costruita all’aperto, usata per farvi il bucato, risciacquarvi ortaggi o altro. Ora torna di più.

(Piazza dei Truogoli)

lunedì 6 dicembre 2010

vedremo




La zona qua sotto casa sta cambiando. Dovrebbe arrivarci la metro, la fermata di Brignole. Non ho idea di quando finiranno, è da quel dì che doveva essere finita ma mi sembra che manchi ancora un bel po’ di lavoro. Ora si dice che sarà pronta per l’inizio del 2012. Vedremo. Poi, pochi mesi fa, hanno buttato giù due palazzi. Una mattina passando ho visto che mentre buttavano giù c’era uno, tutto bardato con una tuta bianca, con anche la mascherina, su una scala di quelle grandi, lunghe, metalliche attaccate a una macchina, tipo le scale dei pompieri ma non era una macchina dei pompieri. Aveva la canna dell’acqua in mano, spruzzava acqua. Me lo ricordo bene perché mi ricordo che cosa mi è passato per la testa e mi ricordo anche che io, che spesso non mi faccio i ca@@i miei, a una mamma se ne stava lì a guardare la cosa con un bambino di due anni in braccio ho detto: sicuramente mi sbaglio, ma se stanno innaffiando per tener giù la polvere d’amianto è meglio passare da qua velocemente. In quello spazio, dicevo, dovrebbero costruire un silos perché la stazione di Brignole è più o meno senza parcheggio. Il punto è che qua sotto c’è acqua e quindi è molto più semplice fare un silos che sale verso l’alto (va beh, se sale per forza va verso l’alto) ma la popolazione, soprattutto quella che abita in questa zona, non ha la minima voglia di trovarsi davanti un mostro che toglie la vista e quindi, se proprio ci deve star un silos qua, vuole un silos che scende, che se ne va sotto terra, al massimo di due piani fuori. Due piani verso l’alto e il resto verso il basso, nascosto alla vista. Vedremo.

domenica 5 dicembre 2010

ottagonale




Oggi è nuvolo e a me, con questo tempo, vien voglia di rimanermene a casa tutto il giorno.

Ieri invece era una gran bella giornata, c’era un cielo bellissimo e una gran bella luce, veniva voglia di star in giro tutto il giorno.

(Campanile di San Donato. Non è storto, è la mia foto che è un po' storta ma pace)

giustificazione/scusa

A me non piace molto stirare. Di solito stiro la domenica mattina, non tutte le domeniche mattina. Quando fa caldo tendo a saltarne fino a che non mi trovo con tutta la roba che non si può mettere in quello stato per andare a lavorare e allora mi decido. Quando fa freddo ne salto di meno. Oggi mi sono resa conto che ho preso, in poco tempo, una bella abitudine; ma oggi non si può fare come mi sono abituata a fare da poco e quindi oggi non si stira. Si rimanda a domenica prossima, ma ho la giustificazione. In realtà è una scusa, ma va bene anche da giustificazione: ‘sta settimana niente capitolo nuovo. Se si ascolta una cosa interessante, letta bene, il tempo ti passa via che neppure ci si accorge che si sta stirando. Però penso che sia un bene che l’abbia già letta a modo mio, col mio ritmo, ché il conoscere la storia mi fa star più attenta al suo modo di leggere le stesse pagine ma mi lascia anche quel minimo di concentrazione che serve per non stirarmi anche le mani.

(i primi quattro capitoli sono qua)

sabato 4 dicembre 2010

righe



(San Lorenzo)

venerdì 3 dicembre 2010

un amico

Ci sono delle volte che avresti bisogno se non di un abbraccio almeno di una pacca su una spalla. E non arriva. Tu ci provi a vedere se arriva, non è che proprio la chiedi ma quasi, sei convinta che si capisca che ne hai bisogno, senza star lì tanto a dirlo. Ma niente. E quando ti rendi conto che non arriva e punto, e quando poi ti rendi anche conto che non è puoi successo nulla di così grave e forse non hanno così torto a non capire una cippa di quello che provi allora può succedere che ritiri fuori un amico immaginario. Te la fai dare da lui. E pensi che un mondo senza libri sarebbe un gran brutto mondo.

mercoledì 1 dicembre 2010

bucato



il bucato di fine giornata