sabato 31 luglio 2010

12- due mani che si stanno per toccare



‘sta sera, prima di tornare a casa, mi sono fermata in campo SS Giovanni e Paolo a prendermi uno spritz. Avevo appena fatto il lato dell’ospedale fino a vedere S Michele, almeno da lontano. Volevo andarci, è una delle cose che non sono riuscita a fare. Lì ci sono i miei bisnonni, ci sono anche altri parenti ma che non li ho conosciuti. Non so più arrivare alle loro tombe senza l’aiuto di mia mamma. Non è un buon motivo per non andarci, basta chiedere. Mentre prendevo l’aperitivo mi sono ricordata che il mio bisnonno, Emilio si chiamava, mi diceva metti le mani così, faceva come due grosse C, il pollice la base della C, le altre quattro dita unite facevano il resto della lettera. Poi mi prendeva le mani, me le metteva nella posizione giusta e mi diceva: Venezia è così, due mani che si stanno per toccare.

Domani si parte.

11-mici




‘sta mattina sono stata alla Giudecca. Ho fatto un bel giro: Redentore, zattere, Giudecca. Lì è ancora pieno di gatti, a Venezia no. Io mi ricordo che quando venivo qua da bambina c’erano gatti ovunque. Non dico che ogni campo avesse una vera e ogni vera avesse vicino un gatto, ma quasi. ‘sta volta io di gatti ne ho visti pochi. Sarà la mania che è venuta di sterilizzarli. Comunque oggi a un certo punto, saran state le dodici le dodici e mezza, mi è venuta fame e mi sono comprata una brioche, mi son seduta su una banchina a mangiarla e è arrivata una gattina grigia di quelle che si fanno fare le frasche dagli estranei. Poi, una volta appagato il suo bisogno di carezze, si è messa a giocare con una foglia secca che si muoveva con il vento. Le ha fatto gli agguati. Era bellissimo star lì a vedere il feroce felino che cacciava.

10-sei mio



ieri non ce l’ho fatta a passare da qua. Ieri son piombata sul letto alle dieci e mezzo senza neppure passare dal via. Oggi mi son svegliata e sembrava che avessi gli occhi pesti, come la canzone quella che fa when I wake up in my make up, che non mi ricordo più di chi è ma pace, tanto non è importante. È che ieri sono stata in giro dalle undici alle tre senza fermarmi, poi son venuta a casa ho mangiato e alle quattro e un quarto sono uscita di nuovo, sono andata alla Fenice che c’era un incontro letterario (la cosa messa così fa un po’ paura e ribrezzo ma non era così ve lo assicuro) e poi c’era ingresso libero e io le sale Apollinee della Fenice non le avevo mai viste, sì lo so che è bruciata ma pare le abbiano rifatte uguali. Va beh, non saranno la stessa cosa ma io volevo vederle. L’incontro mi è piaciuto anche se l’autore non è potuto venire per motivi personali e quindi ci siamo incontrati con l’organizzatore dell’incontro e con un quartetto che doveva fare da accompagnamento alle letture. I GnuQuartet si chiamano. Doveva essere il numero 0 di una cosa che si chiama L'ultima notte di Évariste Galois, è stato qualcosa di diverso. Poi ci hanno anche offerto del Prosecco e anche lui mi è piaciuto, ma è andato in testa veloce veloce, ché ha una strada preferenziale il prosecco. Se non lo sapete fate un atto di fede, o fate un esperimento. Vedrete se non è così, vi toccherà darmi ragione. Poi sono ripassata da casa mi sono fatta una caffettiera da quattro, la doccia, mi sono cambiata e sono andata alla Pietà a sentire un concerto. Proprio non ci sono riuscita a passare da qui. Tornata ho visto il letto e gli ho sorriso, sei mio gli detto.

giovedì 29 luglio 2010

9-novembre, quasi



oggi c’era un tempo che sembrava di esser a novembre se non fosse stato che c’erano venticinque gradi. Ho preso tanta di quel acqua ma tanta di quel acqua che tornata a casa non mi passava più il freddo. Poi è andato però.

8-scoperte



ci son dei posti che io non so quante volte ci sono già stata eppure mi capita di vedere cose che non avevo mai visto. (è vicino alla chiesa di S Zaccaria, guardando la chiesa sulla sinistra)

Adesso, non da adesso è da un po’, da qualche anno, ma io non ci ero mai stata, adesso se si entra in S Zaccaria si può anche vedere la cripta. Oggi a scendere lì si vedevano le colonne che salivano dall’acqua. Era bellissimo, e poi non c’era nessuno, ero da sola lì sotto)

mercoledì 28 luglio 2010

7-quando si può



Io andando in giro guardo dentro le case degli altri. A me piace moltissimo guardare dentro le finestre, se son porte a finestra poi ancora meglio. È per quello che amo le tende, penso che tutti siamo come me (son egocentrica io, lo so). Mi piace, non ci posso fare niente, cioè sì, posso tenermi ma so che non dura a lungo, io passo e se vedo delle finestre aperte prima o poi ci guardo dentro. Oggi ho visto un uomo che leggeva un libro, era messo in quella che per me è la posizione ideale per leggere: testa su un cuscino appoggiato al bracciolo del divano, sedere a metà divano, gambe sullo schienale. In quella posizione il libro l’appoggi sulle gambe. Si sta comodissimi a leggere messi così. Almeno io sto comodissima, a vederlo sembrava che anche lui ci si trovasse bene. In quella stanza c’eran delle travi di legno scuro al soffitto bellissime e dietro il divano una libreria pieni zeppa di libri, anche per storto, sopra quelli messi bene in fila, quelli messi con la costa perpendicolare allo scaffale. Poi mi sono messa a canticchiare una canzone* dei Numero 6 che dice: mi succede spesso quando vado per le strade di esser /incuriosito da /quello che accade negli appartamenti degli altri, no// rinuncio a sbirciare se /si può. E in tanto mi dicevo: tu no invece.

*Mi succede (Dovessi mai svegliarmi)

martedì 27 luglio 2010

6-caturo



Ho fatto un caturo* e una figuraccia. Insieme, nello stesso momento. Io dovrei stare a casa a studiare altro che andare in vacanza, che sono ignorantissima. E poi non so le lingue e così faccio delle figure che mi fanno diventare rossa. Oggi sono stata alla Libreria Acqua Alta. Non mi ricordavo più dov’era, ci sono arrivata per caso. Comunque dal momento che avevo trovato un quaderno-libro con descritti dei giochi che mi interessava e una cartolina con disegnato un gatto gondoliere che mi faceva piacere spedire a mia nipote sono andata per pagare. Il signore alla cassa, mi dice: nove euro e poi si mette a parlare in francese. Io il francese non lo sopporto, mi si chiude proprio il cervello se sento quella lingua. Lui mi sorride e mi dice: non ha visto il film. Eh no, gli rispondo, e non ho neppure capito che cosa ha detto ché il francese non lo so. Così lui mi ha spigato che, in quel film, lui guardava lei e le diceva: hai degli occhi bellissimi, e lei gli rispondeva: baciami. E poi, poi un bacio castistissimo, di quelli che baci l’aria, glielo dato. Io in certe situazioni non so che cosa fare se non trovare la via più veloce per l’uscita.

(*caturo lo diceva Mario Capitello, un mio amico di Parma. In realtà non si chiama Mario Capitello, ha un nome simile, è che qua la maggior parte dei nomi non son quelli veri, ho iniziato così e ora mi tocca andare avanti. Non so se caturo si usi da quelle parti e se fosse un suo modo di dire però son sicura che me lo ha insegnato lui. Anche perché ci abbiamo scherzato su per un bel po’ sui nostri caturi)

5-fondi



Ho cucinato dei fondi che mi son venuti così bene ma così bene che ero quasi commossa da come mi sono venuti bene. Ero andata a Rialto con l’idea di comprarmi una sogliola ma poi non l’ho presa che metti che non me la pulivano, cosa facevo? a me pulire il pesce non piace, mi fa un po’ schifo. Ho rinunciato alla sogliola mi sono presa una svizzera, di manzo, e per contorno ho pensato che i fondi ci stavano bene così me li sono presi, quattro per la precisione, e anche un cestino di ribes. I ribes li ho mangiati nello yogurt, bianco, che all’inizio si fa fatica, ne poi mettere pochi, devi girare piano ma dopo qualche cucchiaio te li gusti i ribes nello yogurt. Mi sto trattando proprio bene.

lunedì 26 luglio 2010

4-il serpente di Eva


Io non so se è perché son dieci anni che non vengo qua, se era la luce del tramonto di ‘sta sera che tirava su il rosa, se è che ho smesso di vederlo sulle mille lire ma a me il palazzo ducale sembrava più bello del solito oggi. Rimanevo lì a guardarlo, facevo due passi e mi fermavo, lo riguardavo. Non dico che quello di Genova sia brutto ma non c’è storia. Non regge il confronto, secondo me. Poi, aveva già fatto due ponti verso casa, son tornata indietro a riguardarmi il serpente di Eva. Tanto non mi corre dietro nessuno, pensavo, ceno quando voglio.

3-poi tutto come prima

‘sta mattina stavo facendo colazione e i vetri si sono messi a vibrare. Un rumore che metteva quasi paura. Mi sono alzata sono andata in camera, pareva che dovessero cader a pezzi da un momento all’altro, guardo la finestra e non si vedeva più S. Giorgio si vedeva un grattacielo di sette piani che camminava, un grattacielo con un comignolo con su scritto Costa. Orribile. Poi è tornato tutto come prima. Per fortuna.

domenica 25 luglio 2010

2-agnello, pesce e patate



‘Sta mattina mi è capitato di parlare di evangelisti con un inglese. Stavo fotografando S. Giovanni e quando mi sono voltata per riprendere la mia strada c’era questo signore dietro di me che stava facendo una foto simile. Ci siamo sorrisi e gli ho detto: anche per me dei tre che si vedono S. Giovanni è il più bello. Lui mi ha risposto in inglese. I nomi degli evangelisti in inglese mi fanno ridere, poi non son mica tanto sicura che abbiamo abbinato giusto. È realmente S. Giovanni quello con l’agnello? Su S. Marco si va sul sicuro ma sugli altri ho dei dubbi.

Questo pomeriggio invece ho incontrato una signora che mi ha raccontato tutta la sua vita. Stavo andando dall’Arsenale a S. Marco ma non passando per la riva, da dentro. Io camminavo guardando in su, lei mi ha tagliato la strada, la strada non proprio, il ponte. Sono riuscita a non urtarla, lei si è scusata, sembrava realmente dispiaciuta, io le ho detto che non doveva, che ero io che camminavo guardando in alto. E bon. Avvenuto l’aggancio mi ha chiesto se ero di Venezia e senza neppure ascoltare la risposta è partita con i racconti. Ogni tanto la perdevo. Non era per il veneziano, con quello a comprensione me la cavo, è che non conoscendola lei dava per scontato delle cose che io non sapevo. Mi diceva che aveva lavorato a casa del papà di Massimo, che era un gran uomo e gran pediatra. Io dopo dieci minuti ho capito che Massimo è Cacciari. Ha avuto una vista molto piena, anche i suoi otto fratelli (fratelli e sorelle per la verità, poi si deve dire fratelli ma son fratelli e sorelle). So anche che suo marito le fa ancora i complimenti quando cucina il pesce con le patate.

sabato 24 luglio 2010

1-sono figlia di mio padre e mia mamma

Io quando arrivo qua sto subito bene. Uscita dalla stazione mi sono cercata un posto all’ombra ho acceso una sigaretta e stavo benissimo, dentro. Poi ho preso l’1, volevo andare verso casa piano, guardando ovunque, sentendo i discorsi delle signore in questa lingua bellissima, quella di mia mamma, mia nonna, quella della mia bisnonna. Volevo sentire urlare il nome delle fermate, vedere i turisti. Quando è apparsa la cupola della Salute ho sorriso sentendo un americano che diceva alla moglie: guarda un’altra chiesa. Io non sono parte di questa città ma non mi sento una turista. Sono un ibrido. Ho guardato mettere e togliere la corda a ogni fermata, movimenti che ho visto fare tante volte e che continuano a piacermi e meravigliarmi.
A casa ho disturbato un gamba lunga che si era fatto la tela vicino al rubinetto del contatore dell’acqua, glielo rotta, mi dispiace. Ho fatto un minimo di spesa, sono stata dal panettiere, dal fruttivendolo, a una Coop piccolissima e da Lele, io so che è lui, lui non mi ha mai vista. Avevo deciso di presentarmi a conto pagato, ma a metà spesa mi ha chiesto: Signora possa farle una domanda? Quando gli detto: Certo lui mi ha chiesto se sono la figlia di mio padre e mia mamma.

giovedì 22 luglio 2010

ufficialmente

sono ufficialmente in vacanza e ho in mano un biglietto del treno anzi due: Treno 662 Genova Piazza Principe - Milano Centrale carrozza 4 posto 85 e Treno 9715 Milano Centrale - Venezia Santa Lucia carrozza carrozza 7 posto 51. Sono in data 24-07.

(per chi passa di qua: non preoccuparti per Cato e Pino, Daniele si prenderà cura di loro per tutta la settimana)

domenica 18 luglio 2010

Pino (2)




domani Daniele chiede a un'amica-collega che abita in campagna se si può prendere cura di Pino, io lo so che la campagna per lui è meglio però 'sta sera quando l'ho preso in mano e lui mi ha annusato le dita con il suo naso umido io... eh. Ecco.

sabato 17 luglio 2010

Pino

Ora siamo in quattro, momentaneamente. Ieri sera tornavo a casa e ho incontrato un ragazzo che aveva trovato un riccio piccino incastrato in un tombino. Ho chiamato Daniele e anche lui era della mia idea. È di là, sembra che sia bene, ha mangiato, bevuto, fatto i suoi bisogni. Ha esplorato la stanza. Verso le quattro non lo trovavo più. Era riuscito a infilarsi nell’armadio, chiuso. È lungo quanto il diametro di un piattino del caffé, gli piacciono le albicocche e il melone. Non so se lo daremo alla protezione animali o se lo porteremo su al Righi noi. È così piccolo che ho paura che faccia una brutta fine ma se rimarrà con noi fino a diventare un po’ più grande poi io so già cosa succede: da qua non va più via. È proprio bello Pino il Porcospino.

mercoledì 14 luglio 2010

immunità innata

Tra la prima e la seconda nocca della mano destra ho, da domenica mattina, una pallina rossa che mi prude (o meglio mi gratta, che sarà anche sbagliato ma secondo me rende il doppio). Penso sia figlia di una puntura di un ragno. Sabato sera sono uscita a mangiar fuori e dal momento che era tanto che non mangiavo polenta e funghi me li sono presi, approfittando del fatto che me li gustavo senza essere stata davanti ai fornelli (e poi a Bergamo la polenta la fanno come si deve). Ora mi guardavo la pallina rossa e grattante e mi immaginavo i monociti che sono la sotto a cercare di fare il loro lavoro, senza grande successo, mi sembra. ‘sta sera li aiuto e ci metto su un po’ di cortisone, mi sa che qua sia meglio non contar troppo sulla l’immunità innata.

lunedì 12 luglio 2010

cartelloni ge (1)



Visto ‘sta mattina alla fermata del 18, 44, 45 (e forse qualche altro autobus) all’inizio di via S Martino, la fermata dopo la farmacia, quella che quando sei lì se vuoi attraversi corso Gastaldie e sei in viale S Benedetto XV.

domenica 11 luglio 2010

10 luglio

Ci sono dei giorni che sono un po’ così, che non si possono descrivere, giorni che sto in un modo che non capisco neppure io come sto e anche il tempo non lo capisco mica, non so dare una misura al tempo ché cinque anni mi sembrano pochi e mi sembrano anche tanti. E l’unico modo è viverli. Senza farmi tante domande. E se sono triste star triste in pace e se poco dopo non lo sono star non triste in pace. E se l’esser triste e il non esserlo si alternano in continuazione, farsene una ragione, non farsi domande e prender quel che viene, più in pace che si può.

mercoledì 7 luglio 2010

preoccupata

'sta sera cercavo di aprire il portone sotto casa con le chiavi del lavoro, dal momento che non girava stavo anche sforzando un po'. Poi mi sono accorta del mazzo che avevo in mano. Sono seriamente preoccupata per la mia salute mentale.

martedì 6 luglio 2010

a lei

Oggi ho vinto l’andar dal fabbro a fare le copie delle chiavi. Il fabbro dell’ospedale ha fatto un incidente in motocicletta, sta bene per fortuna ma ha una spalla fuori uso e quindi è, giustamente, in malattia e ne avrà per un po’. Poi c’è agosto e ci sono le ferie, quindi si andava a settembre.
Dal momento che ho vinto l’andare ho scelto di andare da un fabbro che mi aveva già fatto dei duplicati funzionanti. C’è un fabbro in piazza Colombo che mi è simpatico, un signore di sessantasette anni (sono sicura perché mentre faceva i duplicati abbiamo chiaccherato) uno che sorride spesso, ti accoglie dicendoti: cosa mi racconta signora? Uno con qualche chilo in più ma quel peso gli sta bene. Uno di quelli che se li vedi magri ti domandi se stanno male. (Ognuno ha il suo peso, almeno secondo me. Pensando a questo mi sono fatta dei tocchi di salsiccia ‘sta sera a cena. Ma questo è tra parentesi). Lui mi ha fatto otto duplicati della porta d’ingresso del nuovo laboratorio, due dello studio del capo e due del deposito che c’è nell’atrio. Mi ha scontato quaranta centesimi e mi ha regalato l’anellino per la mia copia. L’ho ringraziato poi ho visto che lo scontrino aveva i quaranta centesimi in più, l’ho guardato e lui mi ha detto: il caffè io lo offro a lei. Lei si faccia dare i soldi giusti.

lunedì 5 luglio 2010

si stupisce

Il cuore di una donna non è sempre uguale ogni giorno. Quando è allegra lui si stupisce, che ha da essere così contenta. E quando è triste si stupisce, chissà perché fa quella faccia aggrondata. E anche lui si rabbuia in volto.

Una storia comune Shmuel Yosef Agnon pag.134