domenica 28 febbraio 2010

pericolo scampato

mi sono preoccupata inutilmente. Avevo paura che i broccoli della felicità fossero come le agavi e che dopo l’aver fatto il fiore morissero. E poi anche di questo mica ne sono sicura, l’ho sentito dire e ho pensato che non ci fosse nessun motivo per dubitarne. Comunque non è così, stanno nascendo delle foglie nuove dove c’era il fiore. Pericolo scampato: sta bene. Però tre mesi senza metter neppure una foglia nuova poi i dubbi vengono, è umano che vengano secondo me.

sabato 27 febbraio 2010

ha ragione

Se lascio la borsa per terra Cato ci salta dentro e si mette a dormire lì
Se la prendo, fingendo di non averlo visto, lui si arrabbia e mi graffia

giovedì 25 febbraio 2010

passar avanti

A volte mi capita di interrompere un libro per leggerne un altro, di solito poi lo riprendo in mano e lo finisco. Però ora mi è successo che ne ho piantato uno a metà perché era curiosa di leggere il nuovo romanzo di Colagrande, poi l’ho ripreso in mano, ho letto poche pagine, ma quella stessa giornata mi ha scritto il mio libraio di fiducia che era arrivato Esattamente il contrario e potevo andare a prenderlo quando volevo. Così il giorno dopo ero lì a prenderlo e poi l’ho letto subito, però quando sono andata a prenderlo mi sono rimasti attaccati alle dita anche Angeli a pezzi e le Avventure dello stampatore Zollinger. Poi ero curiosa di sapere com’era il romanzo del figlio di Fante, e ho così l’ho letto. Poi, due giorni fa faccio per riprendere in mano il libro che stavo leggendo ma intanto pensavo: le due pagine delle avventure di quello lì che non mi ricordo già più come si chiama mi erano piaciute, ‘spetta che vado a rileggere quel nome e non so come è successo però poi l’ho iniziato e mica sono andata avanti con l’altro libro. Domani lo riprendo in mano e vado avanti, giurin giretto che non gli passa avanti più nessuno.

mercoledì 24 febbraio 2010

impressionante

hanno finalmente messo i bidoni per la raccolta differenziata della plastica nell’ospedale dove lavoro, due piccolini davanti a ogni padiglione. Non è tanto, sarà un mese. Ora che ci siamo messe a fare le cose come andrebbero fatte mi sono resa conto di quanta plastica pulita* buttavamo via alla settimana. Impressionante.

(* quella che non va buttata nei biobox, quegli affari che fuori sono cartone, dentro hanno un sacco di plastica molto resistente e servono per mandare all'inceneritore il materiale potenzialmente infetto)

martedì 23 febbraio 2010

ladri e poliziotti

“ma così da qua possono passare i ladri e i poliziotti”. Me lo aveva detto il figlio di una mia amica che era passato con la mamma a trovarmi in laboratorio e era venuto sul terrazzo con me. Mi è tornato in mente oggi mentre saldavano la ringhiera del terrazzo del posto dove lavoro. Da circa un anno stanno facendo dei lavori di ristrutturazione nei laboratori vicini a quello dove lavoro e per darci la seconda via d’uscita, dal momento che da lì non si poteva passare perché era diventato cantiere, ci avevano segato un pezzo di ringhiera del terrazzo (il laboratorio è al pian terreno). A me quella affermazione era piaciuta molto. Domani devo ricordarmi di dire a sua mamma che ora non possono più piombarmi in laboratorio né ladri né poliziotti. Ora sono di nuovo al sicuro.

lunedì 22 febbraio 2010

è tutta un’altra cosa

Venerdì scorso mi sono iscritta a un congresso che ci sarà dal 20 al 24 aprile a Cavtat, vicino a Dubrovnik, in Croazia. È un congresso proprio sull’argomento sul quale lavoro io dal ’94, facciamo pure dal ‘93. Mi sono fatta convincere da un’amica/collega a mandare l’abstract come presentazione orale e non come poster e adesso sono qua a pensare: ma chi me l’ha fatto fare? Ho appena controllato chi è che presiederà la sessione dove, se mi selezionano, dovrò esporre i miei risultati. Per fortuna è uno che quando parla lo capisco. Mi vengano le macchie sul collo solo a pensarci. Mi conosco, o per lo meno dovrei conoscermi, ma perché mi caccio in situazioni simili? Per me più di tre persone sono una folla, una folla piccola, ma pur sempre una folla. Io vado bene se ai congressi ascolto e poi do la caccia alle persone durante le pause caffè, mentre sono fuori a fumarsi una sigaretta, a tu per tu riesco a parlare, posso quasi tenere una conversazione in pseudoinglese se realmente lo desidero. Con un microfono davanti e un pointer in mano (in due mani, ché almeno le probabilità che vada dove voglio aumentano) è tutta un’altra cosa.

domenica 21 febbraio 2010

un anno dopo

Un anno fa il 21 febbraio era un sabato. Io ero stata fuori tutta la giornata e quando sono tornata c’era un gatto terrorizzato sotto la scaffalatura della dispensa. In dispensa, che è larga come una porta profonda poco più di un metro, ci è rimasto a lungo, ci avevamo messo anche la scodella dell’acqua, una con del cibo e la sua sabbia tanto da lì non si muoveva. E un cuscino, sotto gli scaffali ma lui ci è andato su due giorni dopo.
Oggi Cato è il padrone di casa e questo pomeriggio mi ha anche fulminato con i suoi occhi verdi, chiarissimi, quando ho osato accendere la scopa elettrica e disturbare così il suo riposino sul divano. Ora sta russando, sempre sul divano, e a me a sentirlo vien da ridere.

venerdì 19 febbraio 2010

nostra

oggi abbiamo estinto il mutuo e ora è realmente casa nostra. È una sensazione strana, molto piacevole. L’idea che domani mi sveglierò nella nostra casa mi piace, molto. Io per giocare, e perché le cose mi piace immaginarle o vederle, mano a mano che pagavamo mi facevo la mappa di che stanze o parti di stanze erano già nostre. ‘sta sera è tutta nostra.
(ci sono delle occasioni nelle quali l’uso dei possessivi ci sta proprio bene)

giovedì 18 febbraio 2010

il gioco dell'oca

poi capita che uno è già messo bene con il suo conto alla rovescia e di punto in bianco si accorge che non ha mica fatto i conti giusti, che ci deve sommare un sette, che il sette è anche il numero che preferisce però era già a -5 e un po’ ci rimane male a ritrovarsi a -12 che da lì c’era già passata, e le sembra di essere finita in una casella del gioco dell’oca di quelle con le penitenze.

mercoledì 17 febbraio 2010

lettera

Ai Responsabili UU.OO.
mediche e non mediche
Alle Caposala
Ai Capo Tecnici
e p.c. al Direttore Generale
al Direttore Sanitario
al Direttore Amministrativo


Oggetto: utilizzo caffettiere

Negli ultimi mesi si sono verificati 4 infortuni per scoppio di caffettiere, tipo moka, nelle cucine dei reparti.
Si invita, pertanto, ad alienare questo tipo di caffettiera ed utilizzare apparecchiature alternative.
Ringraziando per la collaborazione porgo distinti saluti.

Il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione
(firma)


Era nella cassetta della posta ieri pomeriggio. Secondo me è così bella da sembrar falsa, nonostante carta e busta intesta e il timbro della lettera protocollata.

lunedì 15 febbraio 2010

trecce varie

‘sta sera provo a assemblare la maglia che mi sono fatta, è nera (che il nero smagra) a trecce, verticali nella parte bassa, orizzontali in quella alta. Mi spaventa un po’ quest’operazione di montaggio ché le probabilità che le cose non tornino è alta. Ho visto il modello in una vetrina e ho provato a farlo, non è mica facile copiare un modello. Io pensavo: mi faccio un disegno, prendo due misure su un golf che mi sta e poi via che lo faccio. Il ragionamento non è sbagliato, farlo lo si fa, che però poi ne venga fuori qualcosa di mettibile e di anche solo vagamente simile a quello visto , eh, quella è una storia diversa.
Comunque ho deciso che se c’è da disfare lo affronto domani, che disfare è brutto. Poi se da rifatto vien bene, che ho capito l’errore (il singolare è una botta d'ottimismo), poi sono contenta ma il disfare di per sé è un’operazione che non mi piace molto. E poi non è ancora detto, magari vien fuori qualcosa di carino da quei pezzi, non si sa, finché non provo non lo posso sapere.

domenica 14 febbraio 2010

se l'acqua avesse un odore

I vestiti di Scaravelli detto Moscardino del resto eran bellissimi, una canottiera celeste una camicia celeste delle mutande bianche e dei pantaloni panna, con una giacchetta panna anche lei, secondo me un po’ corta, ma con delle bande sottili blu ai bordi e una coccarda rossa bellissima sul petto a sinistra, un cravattino giallo polenta alla gola; e a parte la lunghezza o la cortezza dei pantaloni o della giacca, era del tempo che non mi mettevo su dei vestiti che anche da lavati non sapevano di fosso o di fognatura o polvere santificante.
I vestiti di Scaravelli avevano un profumo per così dire senza nessun odore, neanche di sapone, si poteva dire che sapevano di acqua se l’acqua avesse un odore: non profumavano neanche di tessuto, tanto per dire: li mettevi sotto il naso ed era come mettere sotto il naso niente.

Dioblù Paolo Colagrande pag.153

L’ho letto ieri pomeriggio e arrivata lì mi sono fermata perché quell’odore non lo capivo, non riuscivo a sentirlo, poi sono andata avanti ché quel libro mi sta piacendo molto. Oggi siamo stati a trovare degli amici a Gavi, quando sono scesa dalla macchina nevicava e respirando quell’aria l’ho annusato. È quello quell’odore. Non so se sia quello che pensava lui mentre scriveva quelle righe ma nella mia testa è quello e l’ho trovato alle dodici e venti di questa mattina, appena scesa dalla macchina respirando sotto la neve che c’era oggi a Gavi, un po’ fuori Gavi, ma di poco, a voler essere precisi.

giovedì 11 febbraio 2010

ravioli

Mi si sono aperti i ravioli e tutto il ripieno è uscito, quasi tutto, non proprio tutto tutto. Avevo così voglia di mangiarmi i ravioli con il ripieno di carne e invece. Non li prendo quasi mai, a Daniele piacciono più quelli magri, che poi magri, mah, io ho dei dubbi che siano magri, dentro quelli magri ci sono verdure e grana, tanto grana. Io però ‘sta sera avevo la bocca a raviolo di carne così tornando a casa sono entrata in questo negozio di pasta fresca e me li sono presi, tre etti, quattro euro e cinquanta. Così hai anche il gavetto da portarti domani al lavoro già pronto, mi dicevo. E invece si sono aperti prima di essere cotti, saranno stati chiusi male, non lo so, sono abbastanza ignorante nella materia ravioli/tortellini/pasta-fresca-ripiena. Me li sono fatta andare bene lo stesso, non si può buttar via tutto quel ben di dio, così li ho scolati piano piano con il colino stretto stretto e ho buttato il tutto su un po’ di sugo della mamma di Daniele (che ci ha regalato tanti bei barattoli di sugo fatto da lei con i pomodori della loro fascetta). Pace, ‘sta volta è andata così. A pensare che non erano ravioli di carne ma che era pasta condita con una sottospecie di ragù non erano neppure tanto male.
E domani si duplica, sempre che non torni da yoga con la voglia di mangiare quella cosa. Dubito però che ‘sta sera ceni alle dieci e mezza con qualcosa di differente dal tè verde. Potrebbe sempre stupirmi. Chissà.

martedì 9 febbraio 2010

doppio regalo

Oggi è arrivato il garzone di un fiorista in laboratorio e mi ha consegnato un mazzo di fiori. Molto bello. C’era un biglietto, bello come i fiori, forse di più. Sono un regalo degli studenti che hanno lavorato con me settimana scorsa, e io ora sono qua a guardarmi i miei fiori nel vaso sul tavolo e sono contenta, tanto, contenta dentro.

(solo per i mal pensanti: sono una dipendente ospedaliera a tutti gli effetti, le ore di laboratorio danno loro crediti, non c’è voto, e se ci rincontreremo sarà un caso)

lunedì 8 febbraio 2010

(l)otto

Oggi andando a lavorare ho guardato l’ora sul grattacielo di Corte Lambruschini, segnava 08.02. Mi sono sorpresa. Ma guarda te Latte che presto che sei uscita oggi, e non hai neppure gli studenti questa settimana, puoi arrivare anche con calma che non ti aspetta nessuno e tanto fino a che non hai finito non esci, mi dicevo andando verso l’autobus. Poi, dopo il sottopassaggio di Brignole, ho riguardato l’ora: 08.34. Allora ho capito. Tutto nella norma. Prima di salire sull’autobus ho guardato il grattacielo, in cima, dove c’è il display e ho letto 08°C.
Potrei giocarlo l’otto, ma non saprei che altri numeri mettergli accanto. Meglio lasciar perdere. 2-8-34, terno secco su Genova?

domenica 7 febbraio 2010

carbonio-14

Pulendo il frigo, dietro le olive snocciolate ho trovato il vasetto dei capperi sotto sale e dietro ancora un vasetto con un rimasuglio di marmellata di mirtilli rossi. Ancora più dietro, proprio contro la parete, un avanzo di sugo rosso coperto da uno strato peloso di muffa, verde la muffa, verde marcio per la precisione. Io se trovo qualcuno che me lo data a un prezzo ragionevole glielo porto quel vasetto di sugo e muffa. Muffa e sugo sarebbe più esatto.
Secondo me viene fuori una scoperta interessante.

venerdì 5 febbraio 2010

zanzara a febbraio

‘sta mattina mentre mi lavavo sono stata punta da una zanzara, ho provato a ammazzarla al volo ma l’ho mancata. L’ho rivista sul muro, in camera, ho preso il libro dal comodino e ho schiacciata. Poi mi spiaceva, non per la zanzara, per la macchia sulla copertina del libro e per quella sul muro, così ho pulito. Sono venute via. Andando a lavorare attraversavo la strada con il semaforo verde e è passata una macchina, l’ho vista e ho augurato all’uomo al volante una diarrea fulminante.
Secondo me, senza voler fare la piccola nipote dello zio Sigmund, ‘sta mattina ero particolarmente nervosa e aggressiva. Chissà che cosa avevo sognato, e dimenticato.

mercoledì 3 febbraio 2010

-20?

Poco fa stavo pensando che sono troppo stanca per fare qualsiasi cosa differente dal cazzeggio attaccata a internet e poi pensavo: ma come faccio a essere così stanca? non ho mica fatto la camalla, non è normale essere così stanchi. Poi mi è venuta voglia di finire il libro che sto leggendo invece di buttare via delle orate davanti allo schermo. È un libro che mi piace tantissimo e che è molto triste. Forse mi piace anche perché è triste, di una tristezza bella, che è difficile da spiegare come fa un libro a essere molto triste e anche molto bello, bisogna trovarne uno, se lo si trova si capisce, se non si è mai letto un libro triste e bello non si può capire e non si può spiegare. No forse si può spiegare se si è capaci, io non lo sono quindi la cosa finisce qua. Però mi mancano poche pagine, meno di quaranta, e quindi se fossi andata a leggere subito poi lo finivo e domani non lo potevo leggere, così ho cazzeggiato attaccata a internet, ma poco, senza sapere bene dove andare. Ho fatto il giro di alcuni blog per vedere se c’erano cose nuove da leggere e poi mi è venuto in mente un pensiero profondo, anzi profondissimo: ormai siamo a febbraio. Allora ho cercato e stranamente ho trovato subito: -20 giorni. Posso iniziare il mio personalissimo conto alla rovescia.

lunedì 1 febbraio 2010

crema

Se aspetto di avere le nocche sanguinanti per darmi la crema poi allora capita anche che mi do della deficiente mentre mi metto la crema perché brucia e lo sapevo già da venerdì che ero lì lì per arrivare ai tagli e non ho fatto nulla perché prima facevo da mangiare, poi mangiavo, poi leggevo e vorrai mica ungere il libro? sia mai, poi ho chiuso la luce e pensato: domani. Ma l’indomani volevo mettere un po’ d’ordine in casa e ci ho anche dato di candeggina (senza guanti) che mi è venuto in mente di pulire il bagno per benino e mi sono passata anche le mattonelle, poi sono uscita che andavo a prenderti l’aperitivo con due mie amiche e ero già in ritardo (poi loro erano più in ritardo di me ma questo non potevo saperlo) poi siamo andate a teatro a vedere i Momix (uno spettacolo molto ma molto bello), poi tornando a casa mi sono fumata una sigaretta e quindi ero senza guanti, e c’era un freddo porco più vento, freddo anche il vento, poi ho raccontato lo spettacolo a Daniele e poi sono crollata. Domenica, eh neanche domenica ho messo la crema che c’era sempre qualcosa che volevo fare che non richiedeva le mani cremose. Oggi? eh cippa lippa anche oggi e così a metà pomeriggio si sono aperte ché quello è l’unico modo che hanno le mie mani per costringermi a darmi la crema. Così ‘sta sera l’ho messa e ora brucia e sto scrivendo con dei guanti di cotone bianchi (cosa difficilissima, già sono impedita senza guanti così poi…) e ora vedo a letto, mi aggiungo dell’altra crema e dormo con i miei guantini (veramente sexy, lo so) e ‘sta sera non si legge mezza pagina che girare le pagine con ‘sti cosi è impossibile. E domani speriamo che le cinque croste che ho tengano alla giornata lavorativa, al mettersi e togliersi guanti, al lavarsi le mani ogni due per tre, perché se no anche domani sera impacchi di crema e guanti di cotone dandomi della deficiente (se le croste tengono invece me la do ma mi compiaccio con me per aver salvato la situazione per il rotto della cuffia).